La Torre nei Tarocchi

la torreLa Torre di Babele di Bruegel

Chissà perché quando in un gioco di carte con i Tarocchi appare la Torre, un trasalimento sorge spontaneo.
La Torre fa paura. In tutti i libri di Tarocchi si legge le cose più nefaste.
Un fulmine colpisce la sommità incoronata di una torre. Due figure, precipitano a testa in giù. Intorno si vedono serpeggiare lapilli colorati.
La carta ci parla di questo tipo di eventi: fulmini a ciel sereno, a volte catastrofi più o meno apparenti, che possono farci male e che sicuramente ci procureranno uno shock. La Torre rompe un ordine precostituito, la distruzione di una situazione che ci incarcera in una prigione nel tentativo di mantenere l’apparenza di uno status quo, per permetterci di aprire gli occhi e continuare il nostro cammino senza zavorre inutili.
Per la loro altezza, le torri difensive divennero punti di avvistamento e questa destinazione non fu soltanto militare, le torri si trasformarono in punti di segnalazione: il campanile, il faro o il minareto sono torri che hanno la funzione di segnalazione.
Vivere è un incessante susseguirsi di morti parziali: conclusioni, distacchi, superamenti, partite da chiudere e capitoli chiusi. La perdita di oggetti e persone che escono dalla sfera delle priorità, dalla gamma delle occupazioni abituali, dalla cerchia delle relazioni affettive costituisce un attacco al sentimento di identità; è una menomazione dell’Io. Esperienze di questo tipo sono dolorose e invalidanti; sono percepite come disastro e catastrofe, come offuscamento e prigionia nelle tenebre. Dal punto di vista dell’Io sono inconcepibili.
Il fulmine esemplare è un fuoco celeste specificamente attribuito agli dei uranici. Sono signori delle folgori: Zeus in Grecia, Indra in India, Thor in Scandinavia, Giove a Roma. Quindi il fulmine ha valore numinoso, il fulmine è fuoco concentrato e potenza divina condensata pertanto, è l’esplosione energetica del fuoco che ha effetti sia distruttivi sia creativi. Il fulmine può essere strumento di punizione o di clemenza esattamente come il dio da cui proviene, esattamente come l’inconscio da cui balenano improvvisamente folgorazioni numinose. “Vocatus atque non vocatus deus aderit, Chiamato o non chiamato il dio verrà”. Questo motto lo aveva fatto incidere C.G. Jung sulla porta della propria casa di Kusnacht. Volenti o nolenti, che lo si invochi o meno la potenza del fulmine interviene con la rapidità del lampo anche quando l’individuo preferisce posizioni di comodo all’assunzione di responsabilità. Il fulmine non tollera indugi, colpisce e distrugge tutte le strutture di conforto in cui l’individuo è arroccato.

Una coppia sposata da anni vive nella sua solita quotidianità: televisione, spesa il sabato, soliti amici, soliti discorsi. Poi per una telefonata ascoltata senza volere da uno dei due, o un sms arrivato per sbaglio si scopre all’improvviso che le cose non stanno più così come si credeva e inaspettatamente il mondo crolla su di loro. I silenzi, le assenze improvvise, i malumori ignorati per comodità ci arrivano come schiaffi in piena faccia. Come è stato possibile non accorgersene prima?

Il fulmine è anche un’illuminazione improvvisa, un lampo di genio (come succede ad Archimede, il famoso inventore dei fumetti della Walt Disney) la sua luce è un bagliore di repentina comprensione, è una lampadina che si accende, un’innata folgorazione di consapevolezza che proviene non dalla conoscenza dell’Io, ma dall’incoscienza del Sé. Un colpo di fulmine!

Chiara riceve una telefonata da una sua amica che le propone una visita in un sito archeologico vicino la città. L’idea di trascorrere una giornata culturale tra antiche rovine in un posto pieno di energia e conoscenza, la alletta e accetta con piacere. Nessuno poteva immaginare quello che poi sarebbe accaduto. Proprio in quel luogo, in compagnia del gruppo interessato all’escursione, in mezzo a tanta gente conosce Danilo, archeologo e guida turistica per l’avvenimento occasionale. Che dire? Un colpo di fulmine!!!

Esercizio da eseguire per una settimana

  • Fare colazione con alimenti diversi dal solito.
  • Cambiare abbigliamento.
  • Prendere l’autobus invece dell’auto.
  • Pensare con meno rigidità.
  • Rompere un’abitudine al giorno

Questo esercizio può diventare un atteggiamento che può aiutarci ad uscire dalla solita routine e imparare così ad accettare qualsiasi cambiamento senza temerlo.

Autrice: Manuela Mariani

I Tarocchi nella quotidianità

tarotIl mazzo dei Tarocchi è composto da 78 carte, è un mezzo di conoscenza, una struttura di immagini dinamiche che ci permette, dato il simbolismo di ogni carta, di osservare fatti, fenomeni e cose dentro di noi e intorno a noi che non avremmo potuto supporre se non per loro tramite. Proprio così, i Tarocchi descrivono con precisione, accuratezza e con un’intuizione sorprendente, tutto ciò che è successo, sta succedendo o sta per succedere.

I Tarocchi sono un mezzo universale per interpretare (per chi pone attenzione a ciò che gli si muove intorno) gli eventi esteriori, le opportunità che l’Universo offre, i rischi che possono insorgere, dando un senso all’attimo dell’esistenza che l’individuo sta vivendo in quel momento. In effetti, i Tarocchi, raccontano le storie che si sviluppano all’interno della storia di ognuno di noi, sono antichissimi tanto che si è perduta la loro vera origine e ciò che si scrive al loro riguardo sono solo supposizioni. Nello stesso momento però sono archetipi modernissimi ed attualissimi che, a ben guardare, sono sempre presenti costantemente nella nostra vita. Per spiegarmi meglio, porto come esempio un episodio accaduto ad una mia amica:

Era in macchina ferma ad un semaforo in attesa che il verde le desse via libera. Era sovrappensiero quando il suo sguardo distrattamente si dirige verso un barbone che stava frugando dentro un cassone dell’immondizia posto al bordo della strada. Dal cassone, il barbone estrae un lungo bastone di legno forse appartenuto ad una vecchia scopa, poi prende un sacchetto di plastica e lo lega ad una estremità del bastone mettendosi il tutto su una spalla. D’improvviso la mia amica esce dal suo torpore e riflette con un’inaspettata meraviglia, che quell’episodio si riferiva alla carta del Matto (carta contrassegnata, oltre che dal nome, anche dal numero ”0”) e che quello che era appena accaduto non era altro che un messaggio che l’Universo le stava mandando.

Parlerò del significato del Matto una prossima volta, ma intanto, il messaggio che vorrei trasmettere è che gli Archetipi dei Tarocchi definiti eterni, non sono così astratti e lontani da noi ma prendono forme comuni e familiari. La loro interpretazione è un modo efficacissimo per risvegliare l’intuizione: educare la mente a scorgere nel divenire multiforme e caotico della vita il volto di realtà spirituali e non al di fuori del tempo.

Autrice: Manuela Mariani

Tarocchi e Fiori di Bach

Esiste una relazione fondamentale tra il corpo fisico e i corpi sottili. I nostri corpi di energia giocano un ruolo maggiore nel mantenimento della salute. Perturbazioni energetiche nel corpo eterico, il primo corpo sottile della tradizione, precedono la manifestazione di modelli semplificati di strutture anormali dell’organizzazione cellulare. Continua a leggere

La Via del Matto

Un viaggio spirituale tra Cabalà e Tarocchi

Il lavoro dell’Umanità consiste nell’incorporare le energie che ci strutturano e ci separano dalla nostra vera Casa. La rivelazione consiste nel far cadere il velo davanti ai nostri occhi per scoprire una nuova qualità di luce, luce che un altro velo separa ancora dal Padre e così via…
Ancora una volta il viaggio del nostro eroe “il Matto”, lo mette di fronte a prove da affrontare per dissolvere queste nubi-schemi e avere così l’opportunità di varcare le porte successive per raggiungere il traguardo all’apparenza lontano. Così, dopo che ha perduto l’Eden, il nostro Adamo (il Matto) ha la possibilità di risalire l’Albero della Vita.
In questo modo, il Folle, non è più “l’errante”, ma si trasforma in “viaggiatore consapevole”. Il viaggio essenziale che la tradizione propone è quello di andare verso se stessi, verso il proprio compimento.
Un viaggio attraverso l’albero della vita.
Partendo dalla Sephirà Malkuth, questo itinerario è il modello universale di ogni cammino e crescita evolutiva.Attraverso i 22 sentieri che collegano le Sephiroth dell’Albero, dieci stati della consapevolezza, il Matto deve imparare a gestire situazioni e sfide che incontrerà sulla via dell’illuminazione.
Per il nostro eroe è necessario risolvere il mistero del simbolico albero proibito che indica la via di entrata nella trappola che, percorsa alla rovescia, diviene la via d’uscita.
I 22 sentieri insieme con le 10 Sephiroth costituiscono le 32 vie attraverso le quali la Divinità scende nell’uomo, ma sono anche le vie per le quali l’uomo può a sua volta ascendere fino alla Divinità, in un processo di alchimia spirituale.Tutte le cose create devono essere riconosciute come buone. L’uso che se ne fa è nostra responsabilità.
Ogni seminagione è divina.
Ogni devastazione è umana.
Dio ha creato la deambulazione ma non la claudicazione. Il procedere è cosa divina: il modo di procedere è cosa umana. La vista è cosa divina, la cecità e “scelta” umana. In questo percorso spirituale, attraverso la simbologia delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico e quella dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi, il Matto parte da Malkuth, la prima Sephirà dell’Albero della Vita e rappresenta il Regno, il pianeta Terra, è il luogo dove si fa esperienza della caduta, della povertà e della morte. Al livello fisico essa è la pianta dei piedi.
Poi, raggiunge la Sephirà Yesod, il Fondamento. È il luogo dove si concentrano tutte le emozioni, controlla la vita sessuale, la cui giusta espressione è il fondamento su cui si basa la personalit�
A livello fisico rappresenta gli organi sessuali; Arriva alla Sephirà Hod, lo Splendore. Qui trova la capacità dinamica dell’individuo, applicata al mutare delle circostanze esterne, l’adattarsi a nuove esperienze. Corrisponde alla qualità della semplicità, a non preoccuparsi troppo per il futuro, e alla capacità di lasciarsi trasportare dalla corrente divina. Al livello fisico corrisponde alla gamba sinistra. Il Viaggio attraverso l’Albero della Vita prosegue nella Sephirà Netzach, la Vittoria. È costanza e decisione, è il saper vincere, cioè saper integrare la vittoria nel modo giusto senza farsi sopraffare da essa. È qui che il nostro eroe trova il senso della sicurezza che pervade l’uomo giusto. Al livello fisico corrisponde alla gamba destra. Tiphereth, la Bellezza. È la Sephirà che ha il compito di armonizzare il due opposti modi operativi, la parte destra e sinistra, la luce e l’ombra. Corrisponde all’esperienza della Compassione, che è amore misurato, capace di lodare e di premiare, ma anche di rimproverare e di punire se necessario, affinché il bene si imponga sul male. Al livello fisico corrisponde al cuore. Il Matto arriva alla Sephirà Geburà, la Forza, la quale si incarica di restringere, diminuire, controllare e indirizzare la luce. È la mano sinistra, estesa per respingere, è ogni tipo di forza atta a porre limite e termine all’esistenza. Pur avendo delle connotazioni negative, senza questa Sephirà l’amore non potrebbe realizzarsi, perchè non troverebbe un recipiente atto a contenerlo. Al livello fisico, come abbiamo già ditto, corrisponde alla mano sinistra.Raggiunge la Sephirà Chesed, l’Amore che si esprime tramite benevolenza e generosità senza limiti. È l’amore che tutto perdona. Si tratta della capacità di attrarre a sè e perdonare. Di nutrire i meritevoli come i non meritevoli. È qui che il figliol prodigo, tornando a casa trova l’amore di suo Padre. Al livello fisico corrisponde alla mano destra. Sempre attraverso i sentieri preposti a collegare queste forze divine, arriva a Binà, l’Intelligenza. Si tratta della sede del pensiero logico, razionale e matematico. Binà ha la capacità di integrare nella personalità concetti e idee diverse, assimilandole e mettendole in comunicazione. Nel corpo umano Binà corrisponde all’emisfero cerebrale sinistro.Poi arriva a Chokhmà, la Sapienza. È l’illuminazione dell’intelletto, è il seme dell’idea, il pensiero interiore, è la capacità di pensare in maniera simultanea ma lineare. E’ lo stato del non giudizio. Al livello fisico corrisponde all’emisfero cerebrale destro.
Ed eccolo arrivato. Kether, la Corona. Simile ad una corona posta sulla sommità del capo, Kether è all’apice e sovrasta tutte le altre Sephiroth. Kether è il trascendente, l’ineffabile, l’origine di tutte le energie che riempiono le altre Sephiroth. Nel corpo umano essa non ha una corrispondenza specifica, perchè lo avvolge tutto, ma la si potrebbe associare alla scatola cranica. Secondo la Cabalà, Keter contiene una struttura tripartita, che nell’anima corrisponde alle tre esperienze di Fede, Beatitudine, Volere. Keter è la radice dell’Albero, che quindi è capovolto, dato che possiede le radici in alto e i rami in basso.Arrivato alla fine, il nostro viaggiatore si scopre così Dio; Ed è così che riprende di nuovo il suo viaggio con una nuova consapevolezza, una nuova evoluzione un potenziale divino che lo porta a sperimentare se stesso all’infinito, ora e per sempre fino a raggiunge la sua vera CASA, il centro di se stesso dell’ADAM KADMON.
In questo modo egli si rende consapevole che il vero guardiano del Paradiso è l’uomo stesso.

autrice: Manuela Mariani