La Via del Matto

Un viaggio spirituale tra Cabalà e Tarocchi

Il lavoro dell’Umanità consiste nell’incorporare le energie che ci strutturano e ci separano dalla nostra vera Casa. La rivelazione consiste nel far cadere il velo davanti ai nostri occhi per scoprire una nuova qualità di luce, luce che un altro velo separa ancora dal Padre e così via…
Ancora una volta il viaggio del nostro eroe “il Matto”, lo mette di fronte a prove da affrontare per dissolvere queste nubi-schemi e avere così l’opportunità di varcare le porte successive per raggiungere il traguardo all’apparenza lontano. Così, dopo che ha perduto l’Eden, il nostro Adamo (il Matto) ha la possibilità di risalire l’Albero della Vita.
In questo modo, il Folle, non è più “l’errante”, ma si trasforma in “viaggiatore consapevole”. Il viaggio essenziale che la tradizione propone è quello di andare verso se stessi, verso il proprio compimento.
Un viaggio attraverso l’albero della vita.
Partendo dalla Sephirà Malkuth, questo itinerario è il modello universale di ogni cammino e crescita evolutiva.Attraverso i 22 sentieri che collegano le Sephiroth dell’Albero, dieci stati della consapevolezza, il Matto deve imparare a gestire situazioni e sfide che incontrerà sulla via dell’illuminazione.
Per il nostro eroe è necessario risolvere il mistero del simbolico albero proibito che indica la via di entrata nella trappola che, percorsa alla rovescia, diviene la via d’uscita.
I 22 sentieri insieme con le 10 Sephiroth costituiscono le 32 vie attraverso le quali la Divinità scende nell’uomo, ma sono anche le vie per le quali l’uomo può a sua volta ascendere fino alla Divinità, in un processo di alchimia spirituale.Tutte le cose create devono essere riconosciute come buone. L’uso che se ne fa è nostra responsabilità.
Ogni seminagione è divina.
Ogni devastazione è umana.
Dio ha creato la deambulazione ma non la claudicazione. Il procedere è cosa divina: il modo di procedere è cosa umana. La vista è cosa divina, la cecità e “scelta” umana. In questo percorso spirituale, attraverso la simbologia delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico e quella dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi, il Matto parte da Malkuth, la prima Sephirà dell’Albero della Vita e rappresenta il Regno, il pianeta Terra, è il luogo dove si fa esperienza della caduta, della povertà e della morte. Al livello fisico essa è la pianta dei piedi.
Poi, raggiunge la Sephirà Yesod, il Fondamento. È il luogo dove si concentrano tutte le emozioni, controlla la vita sessuale, la cui giusta espressione è il fondamento su cui si basa la personalit�
A livello fisico rappresenta gli organi sessuali; Arriva alla Sephirà Hod, lo Splendore. Qui trova la capacità dinamica dell’individuo, applicata al mutare delle circostanze esterne, l’adattarsi a nuove esperienze. Corrisponde alla qualità della semplicità, a non preoccuparsi troppo per il futuro, e alla capacità di lasciarsi trasportare dalla corrente divina. Al livello fisico corrisponde alla gamba sinistra. Il Viaggio attraverso l’Albero della Vita prosegue nella Sephirà Netzach, la Vittoria. È costanza e decisione, è il saper vincere, cioè saper integrare la vittoria nel modo giusto senza farsi sopraffare da essa. È qui che il nostro eroe trova il senso della sicurezza che pervade l’uomo giusto. Al livello fisico corrisponde alla gamba destra. Tiphereth, la Bellezza. È la Sephirà che ha il compito di armonizzare il due opposti modi operativi, la parte destra e sinistra, la luce e l’ombra. Corrisponde all’esperienza della Compassione, che è amore misurato, capace di lodare e di premiare, ma anche di rimproverare e di punire se necessario, affinché il bene si imponga sul male. Al livello fisico corrisponde al cuore. Il Matto arriva alla Sephirà Geburà, la Forza, la quale si incarica di restringere, diminuire, controllare e indirizzare la luce. È la mano sinistra, estesa per respingere, è ogni tipo di forza atta a porre limite e termine all’esistenza. Pur avendo delle connotazioni negative, senza questa Sephirà l’amore non potrebbe realizzarsi, perchè non troverebbe un recipiente atto a contenerlo. Al livello fisico, come abbiamo già ditto, corrisponde alla mano sinistra.Raggiunge la Sephirà Chesed, l’Amore che si esprime tramite benevolenza e generosità senza limiti. È l’amore che tutto perdona. Si tratta della capacità di attrarre a sè e perdonare. Di nutrire i meritevoli come i non meritevoli. È qui che il figliol prodigo, tornando a casa trova l’amore di suo Padre. Al livello fisico corrisponde alla mano destra. Sempre attraverso i sentieri preposti a collegare queste forze divine, arriva a Binà, l’Intelligenza. Si tratta della sede del pensiero logico, razionale e matematico. Binà ha la capacità di integrare nella personalità concetti e idee diverse, assimilandole e mettendole in comunicazione. Nel corpo umano Binà corrisponde all’emisfero cerebrale sinistro.Poi arriva a Chokhmà, la Sapienza. È l’illuminazione dell’intelletto, è il seme dell’idea, il pensiero interiore, è la capacità di pensare in maniera simultanea ma lineare. E’ lo stato del non giudizio. Al livello fisico corrisponde all’emisfero cerebrale destro.
Ed eccolo arrivato. Kether, la Corona. Simile ad una corona posta sulla sommità del capo, Kether è all’apice e sovrasta tutte le altre Sephiroth. Kether è il trascendente, l’ineffabile, l’origine di tutte le energie che riempiono le altre Sephiroth. Nel corpo umano essa non ha una corrispondenza specifica, perchè lo avvolge tutto, ma la si potrebbe associare alla scatola cranica. Secondo la Cabalà, Keter contiene una struttura tripartita, che nell’anima corrisponde alle tre esperienze di Fede, Beatitudine, Volere. Keter è la radice dell’Albero, che quindi è capovolto, dato che possiede le radici in alto e i rami in basso.Arrivato alla fine, il nostro viaggiatore si scopre così Dio; Ed è così che riprende di nuovo il suo viaggio con una nuova consapevolezza, una nuova evoluzione un potenziale divino che lo porta a sperimentare se stesso all’infinito, ora e per sempre fino a raggiunge la sua vera CASA, il centro di se stesso dell’ADAM KADMON.
In questo modo egli si rende consapevole che il vero guardiano del Paradiso è l’uomo stesso.

autrice: Manuela Mariani