IL TERREMOTO IN REGRESSIONE

terremotoRecentemente un devastante terremoto ha colpito duramente tante persone nel centro Italia. Chi ha perso i propri cari, chi ha visto crollare la propria casa, chi è rimasto senza un posto di lavoro, chi è a piedi senza un mezzo di trasporto per non parlare della minaccia notturna o l’ansia di andare a dormire. Molti hanno avuto bisogno di aiuto specialistico a livello psicologico per affrontare il trauma, e la regressione è un valido e concreto mezzo per elaborare un tale trauma. Permette di sciogliere le emozioni, ritrovare l’armonia e poi in un secondo tempo ripristinare la forza di affrontare la realtà. Ho potuto essere di aiuto a diverse persone colpite direttamente.

Ma ora ti voglio informare di un’altra categoria di persone. A questa categoria appartiene anche la persona di cui ti voglio parlare. Questa donna si trovava al momento del terremoto a circa 200 km dall’epicentro perciò le scosse avvertite quella notte erano molto deboli. Non c’è stato nessun danno né a persone né a cose. Nessuno dei suoi cari si trovava nella zona critica quindi non c’è stato nessun motivo di preoccupazione. Eppure la signora in questione ha avuto una reazione molto forte. Un senso di angoscia, di paura e di disperazione l’ha pervasa così intensamente da cercare un aiuto per dare una motivazione alla sua reazione sproporzionata.

In uno stato di trance molto leggera ha rievocato l’evento recente. E poi alla domanda: “Esiste un evento simile precedente a questo?”  la signora ha iniziato ad evocare un evento accaduto circa 400 anni fa e che ora ti descrivo:

UNA VITA DA PECORA

“Chi sulla terra non fa valere la sua parte Divina
non ha, neanche agli Inferi, riposo.”
Holderlin, Invocazione alle Parche

Domanda:
Chi sei?

Risposta:
Sono un uomo vestito con un saio marrone, sono un frate francescano e con altri tre fratelli stiamo ricostruiendo un muro crollato, mentre si cercano persone sotto le macerie, altri sotterrano morti, c’è stato un terremoto.

Mi colpisce un piccolo cane che guaisce ansioso scavando frettoloso sotto le macerie, è evidente che lì sotto c’è qualcuno molto importante per lui e fa di tutto per attirare l’attenzione della gente affinché qualcuno possa aiutarlo nella ricerca. Sono commosso nel vedere questo cane disperato e nello stesso tempo attivo verso la persona che ama. Finalmente tirano fuori un uomo, è davvero ancora vivo anche se respira a malapena, il cane lo accoglie scodinzolando felice, gli lecca tutta la faccia nel tentativo di aiutarlo a riprendere i sensi. Alcune donne si prendono cura di lui, e non solo di lui, ci chiedono le lenzuola pulite, le erbe, l’acqua. Andiamo avanti con la ricostruzione perché serve al più presto un riparo dove ricoverare i feriti e i malati, portiamo aiuto dove serve.

Domanda:
Che altro succede?

Risposta:
Siamo francescani e non siamo ben visti perché curiamo con le erbe, cerchiamo di salvare le vite e molti dicono che andiamo contro la volontà di Dio, che quello che è accaduto è la punizione di Dio perché siamo peccatori e quindi noi saremo puniti in modo più duro. Lo dice il prete di un’altra congrega e parla con parole minacciose. Semina paura. E’ tanta la gente che si unisce a lui e lo segue per la paura che potrebbe succedere qualcos’altro. Il tipo sta incitando la folla alla violenza e la ferocia si sta accendendo come la cenere sotto la brace. Ho voglia di tirargli una sassata per farlo tacere. Mi fa sentire in colpa e impotente perché non trovo il modo per fermarlo. E’ ignorante e stupido e semina terrore, vorrei che un fulmine lo colpisse, che sprofondasse sotto terra. Ma noi continuiamo a costruire i ripari, ci sono altri che portano acqua, candele per fare la luce.

Dico a questa moltitudine di scegliere da che parte stare e se pensano che siamo noi il male allora devono seguire lui e chi non ha paura può rimanere. Parlo tra le righe. Non voglio tirarmi dietro il furore della folla, parlo la stessa lingua di quel cretino e lascio a loro la scelta. Dico loro che è vero che la catastrofe è avvenuta per opera di Dio, ma tutto ciò è accaduto perché ci ha voluto mettere alla prova per verificare la solidarietà che c’è tra gli esseri umani, cioè, quanto aiuto reciproco siamo disposti a darci. Mentre affermo tutto questo, sono in collera con me stesso perché non credo affatto a quanto asserisco.

La gente è aumenta. E’ tanta. Si crea una catena umana che separa “quelli da noi”. La ressa urla perché è superstiziosa e ha paura. Sono arrivati i soldati. Li ha mandati il sindaco della città. Devono chetare l’ostilità che sta diventando davvero pericolosa. Il prete è furibondo, incute panico. Tra i soldati c’è un ragazzo cresciuto nel convento tra noi e conosce le nostre intenzioni, ci protegge insieme agli altri soldati. E’ rimasto comunque un nostro fratello anche se ha preso un’altra strada, perché voleva crearsi una famiglia, si era innamorato. I soldati riescono a sedare la faida, ma il prete minaccia che non finirà qui, che ci denuncerà alle autorità e ci manderà al rogo. E’ solo questione di tempo secondo lui.

Domanda:
Hai detto che sei in collera con te stesso perché non credi a quanto asserisci. Perché? A cosa credi?

Risposta:
Tutti temono questo Dio. Pensano a un Dio punitivo che ci manda carestie, calamità naturali e distrugge perché non siamo come Lui ci vorrebbe. E noi come schiavi ci sottomettiamo al Suo volere e temiamo le Sue vendette cercando di essere buoni. Ci fa vivere nella paura e nel giudizio. Ci denunciamo l’uno all’altro pensando di essere migliori degli altri.

L’umanità mi sembra un gregge di pecore belanti: “beee, beee, beee.” Belano tutti dalla paura e io stesso belo tra loro, pecora tra le pecore. Del resto non so come uscirne. Intorno a questo gregge si aggira un branco di lupi che si ciba delle nostre paure e ci assoggetta a esso riducendoci a vivere come schiavi. Mi sono chiesto chi sono questi lupi? Che vogliono da noi? Come usano il potere per annientare l’umanità e ridurla in schiavitù? Mi sono accorto che anche tra di loro ci sono i lupi e le pecore …. Che ne sarà di noi? Io non voglio essere né lupo né pecora, non voglio seguire la loro fame che non riempirà mai i nostri stomaci. La mia fede vacilla ma non ho altre fedi. Vorrei fuggire ma non so dove. Vorrei credere in me stesso ma mi sento così piccolo, insulso, mentre la rovina ci sotterra, la miseria ci divora, la paura ci annienta. Faccio quello che posso, a volte ubbidisco a volte no. La sera nelle preghiere faccio la somma della giornata, qualcuno è morto e io sempre vivo. Mi chiedo perché? Che vuole da me questo Dio? Vorrei che mi lasciasse in pace. Perché ci dà queste prove? E’ questo il Suo amore? Che vuole da noi?

Domanda:
Torna indietro nel tempo a quando avevi circa otto anni. Cosa ricordi?

Risposta:
Ho circa otto anni e vivo in convento. Confine italo-francese tra 1500 e 1600, dal convento si vedono le montagne, parlo il dialetto. Sono cresciuto in questo convento. Anche qui nel convento ci sono buoni e meno buoni. Il superiore è buono, è come un padre per me. Si chiama Vincenzo e sono felice in sua compagnia. Padre Vincenzo è un frate anziano che mi riempie d’amore, mi tratta con garbo e gentilezza; mi istruisce, mi insegna tante cose e io mi sento amato. Penso che sia lui Dio e nessun altro. E’ lui l’Amore. E’ lui la Saggezza. Io sono devoto a lui e a nessun altro. Mi ha insegnato tante cose. Un brutto giorno ho appreso la notizia che Padre Vincenzo è morto e io sono devastato dal dolore. Uno ha detto che era così buono che il Signore lo voleva accanto a sé. Ho odiato quella persona e anche quel Dio che vuole tutto per sé. E’ questo l’amore? Anch’io voglio morire, che senso ha ora la mia vita senza di lui? Lo odio, lo odio, lo odio.

Domanda:
Sei adulto ora, come consideri l’amore?

Risposta:
Secondo me l’amore è quello che ho conosciuto attraverso Padre Vincenzo e manifestato dal cagnolino che cerca tra le macerie il suo padrone. Per me sono loro i miei maestri.
Non posso dire a nessuno questi pensieri perché sanno di eresia, bisogna che stia molto attento. La cattiveria degli uomini è immensa, fatta di paura, prevaricazione e soprattutto di superstizione. E’ questo l’inferno! Non c’è altro inferno al di fuori di questo. La morte è la liberazione ed il paradiso non so se esiste. Vorrei togliermi questi abiti che mi pesano. Vorrei anch’io far parte dell’esercito come il ragazzo cresciuto fra noi, invece di stare qui a pregare un Dio che non condivido. Il ragazzo conosce il suo padrone e sa a chi obbedisce. Ma io a chi obbedisco? Mi sento annientato. Mi nascondo dentro questo saio perché non so vivere in mezzo agli uomini. Conosco solo la vita di campo e di preghiere. Sono inaridito. Non ho fiducia nell’umanità. Ognuno pensa ai fatti propri. Anche io non ho il coraggio di fare quello che desidero e mi sottopongo a punizioni con lavori duri. Sono istruito ed educato ma dentro ho odio verso il Signore e devo contenere la rabbia in ogni momento. Mi strappo le vesti perché ODIO quel Dio. Eppure ce l’ho dentro quel Dio che si nutre come una bestia famelica della mia anima. Ho deciso di non nutrirlo più. Quel Dio assettato della mia rabbia deve morire di fame. Respiro l’aria pulita, passo ore nella solitudine e nella meditazione. Con queste pratiche lentamente il mio corpo si purifica e io non penso più a Lui, posso stare anche da solo e prego per conto mio. Tutto questo accade prima del terremoto. E poi arriva la catastrofe e io vedo tutta questa gente che pensa a loro Dio. Io ho perso la fede. Credo al corpo pulito. Ma penso: dove andrà la mia anima dopo la morte se non vorrà andare da quel Dio? Sarà dannata? Dove andrà?

Muoio all’età di 65 anni nel convento. Ho acquisito una sottile saggezza che mi permette di dire le cose senza espormi, non posso fare altro, non mi sento di fare altro. Muoio con una stretta al cuore mentre zappo l’orto. Sono contento di lasciare questo mondo e di cadere su questa terra profumata. E’ come se mi fossi preparato questo letto di terra che mi accoglie senza forze.

Posso finalmente gettare la maschera e non mi importa di sapere che ne sarà di me. Lascio il mio corpo e anche il mio saio che mi hanno protetto. In fondo sono stato tra i fortunati perché non ho conosciuto né la fame né la povertà ma ho conosciuto la miseria dell’anima.

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Eccoci! Questa regressione è stata trascritta fedelmente nel suo racconto e non nella sua elaborazione (quella è valida e utile solo per la signora stessa ma non per te che leggi, quindi non viene menzionato il benessere raggiunto alla fine della regressione). Per finire vorrei soltanto sottolineare alcuni aspetti:

  1. il passato ci condiziona senza che ce ne rendiamo conto;
  2. in uno stato di leggera alterazione di coscienza ci spogliamo dalle maschere e vediamo tutto molto chiaramente, non usiamo mezzi termini, smascheriamo le bugie, notiamo i propri limiti, non si può che essere veri;
  3. la vita ci ripresenta la stessa situazione per darci la possibilità di trovare una migliore soluzione di sopravvivenza (in questo caso sciogliere il disagio del passato);
  4. per evolvere un’intera società a livello etico e spirituale ci vuole molto molto molto tempo – vedi soltanto una sottilissima evoluzione in 400 anni – questo ci insegna di avere tantissima pazienza con se stessi, di procedere nella crescita personale con i guanti bianchi e di essere molto benevoli quando sbagliamo.

Dr. Katerina Kratka

 

 

PITAGORA E IL VEGETARIANESIMO

pitagoraQui c’era un uomo (Pitagora) che era nativo di Samo, ma fuggito da Samo, e dai padroni dell’isola, per odio verso la tirannide viveva in volontario esilio. Costui avvicinò gli dei, per quanto perduti nelle profondità del cielo, con la mente, e ciò che la natura sottraeva agli sguardi umani, lo colse con l’occhio dell’intelletto. E una volta sviscerato tutto col pensiero e con attento impegno, insegnava alla gente, e a schiere di discepoli muti e compresi d’ammirazione spiegava i principi dell’universo e le cause delle cose e che cos’è la natura: cos’è dio, come si forma la neve, quale è l’origine del fulmine, se Giove oppure sono i venti da fare i tuoni squarciando le nubi, che cosa fa tremare la terra, secondo quali leggi viaggiano le stelle, e tutto ciò che è mistero.

E per primo denunciò come una vergona che s’imbandissero animali sulle mense, e per primo schiuse la sua bocca dotta (ma non altrettanto creduta) per pronunciare un discorso così concepito:

“Astenetevi, o mortali, dal contaminarvi il corpo con pietanze empie! Ci sono i cereali, ci sono frutti che piegano con il loro peso i rami, grappoli d’uva turgidi sulle viti. Ci sono verdure deliziose, ce n’è di quelle che si possono rendere più buone e più tenere con la cottura. E nessuno vi proibisce il latte, e il miele che profuma di timo. La terra generosa vi fornisce ogni ben di dio e vi offre banchetti senza bisogno di uccisioni e sangue. Con la carne placano la fame le bestie, ma neppure tutte: il cavallo e le greggi e gli armenti vivono d’erba. Sono le bestie d’indole cattiva e selvatica, le tigri d’Armenia e i leoni iracondi e i lupi e gli orsi, a godere di cibi sanguinolenti. Ah, che delitto enorme è cacciare viscere nei visceri, ingrassare il corpo ingordo stipandovi dentro un altro corpo, vivere della morte di un altro essere vivente! In mezzo a tutta l’abbondanza di prodotti della Terra, la migliore di tutte le madri, davvero non ti piace altro che masticare con dente crudele povere carni piagate, facendo il verso col muso ai Ciclopi? E solo distruggendo un altro potrai placare lo sfinimento di un ventre vorace e vizioso? Eppure quell’antica età alla quale abbiamo dato il nome di età dell’oro era felice dei frutti degli alberi, e delle erbe che spuntavano dal suolo, e non si lordava la bocca di sangue. Allora gli uccelli battevano tranquilli le ali per l’aria e la lepre girellava senza paura in mezzo ai prati, e il pesce non si ritrovava, per la sua ingenuità, appeso all’amo. Tutto era senza insidie, senza nessun inganno da temere, pieno di pace. Ma poi uno sciagurato, chissà chi, invidioso del vitto dei leoni, cominciò a buttarsi nell’avida pancia cibi di carne, e aprì la via al delitto. All’inizio, credo, il ferro si macchiò e s’intiepidì di sangue di bestie feroci: e ci si poteva fermare lì: ammazzare esseri che cercano di uccidere noi non è, lo riconosco, un’empietà. Ma se bisogna ammazzarli, banchettarci no! Da lì lo scempio andò molto oltre, e la prima vittima a meritarsi la morte fu, si ritiene, il maiale, perché col tondo grugno disseppelliva i semi soffiando i raccolti sperati. Perché morsicava le viti, il capro, si dice, cominciò ad essere immolato sugli altari di Bacco, per punizione. Sia il maiale che il capro si rovinarono per colpa loro. Ma che male avete fatto voi, pecore, placide bestie nate per far del bene all’uomo, che portate un nettare nelle poppe rigonfie, che ci donate la vostra lana perché se ne facciano morbide vesti, e che ci siete più utili vive che morte? Che male ha fatto il bue, animale che non conosce frode né inganno, innocuo, bonaccione, nato per sgobbare? Ingrato, indegno perfino del dono delle messi colui che ebbe il coraggio di macellare il suo aiutante appena liberato dal peso del curvo aratro, colui che troncò con la scure quel collo spellato dalla fatica, grazie al quale tante volte aveva ripreparato il duro maggese e immagazzinato raccolti. E non ci si accontenta di commettere un simile delitto: si coinvolgono nel crimine perfino gli dei, con l’idea che le divinità del cielo godrebbero dell’uccisione del laborioso giovenco. La vittima senza macchia, la più bella (guai essere troppo belli!), tutta adorna di bende e d’oro, è piazzata davanti all’altare e sente ignara recitar preghiere e si vede sistemare sulla fronte, tra le corna, i prodotti che essa stessa ha coltivato, e colpita tinge di sangue il coltello di cui forse ha intravisto il balenio nell’acqua tiepida. Subito esaminano i visceri estratti dal suo petto ancora vivo e li scrutano per leggervi le intenzioni degli dei. E voi (tanta è dunque nell’uomo la fame di cibi vietati) osate cibarvene, o stirpe mortale? Non fatelo, ve ne prego, ascoltate i miei avvertimenti, e se comunque vi mettete in bocca membra di buoi macellati, sappiate e abbiate coscienza che state mangiando i vostri lavoratori.

E poiché è un dio a muovere le mie labbra, questo dio che muove le mie labbra io lo seguirò devotamente, e aprirò la mia Delfi e il cielo stesso, schiuderò le verità dell’augusta sapienza. Grandi cose canterò, non investigate dall’acume dei nostri predecessori e rimaste a lungo un mistero. Oh sì, spaziamo tra gli astri sublimi, oh sì, solleviamoci dalla terra, da questa sede inerte, e lasciamoci trasportare dalla nuvola, posiamoci sulle spalle forti di Atlante e di lassù guardiamo in lontananza gli uomini che si aggirano di qua e di là, bisognosi di essere illuminati dalla ragione, e così esortiamoli, loro che trepidano e temono la fine, spiegando gli ordinamenti del destino! O stirpe sbigottita dal terrore della morte gelida! Perché temete lo Stige, perché le tenebre e cose che sono nomi vani, materia da poeti, e i pericoli di un mondo immaginario? I corpi, una volta che li ha dissolti il rogo con la fiamma, o il tempo con la decomposizione, non soffrono più, credete a me. Le anime non muoiono e, sempre, lasciata la sede, sono accolte in un’altra dimora e lì abitano e continuano a vivere. Io stesso, ricordo, al tempo della guerra di Troia ero Euforbo, figlio di Panto, Euforbo che un giorno fu trafitto in pieno petto dalla pesante lancia del figlio minore di Atreo; e or non è molto ad Argo, città di Abante, ho riconosciuto nel tempio di Giunone lo scudo che il mio braccio sinistro all’epoca sorreggeva. Tutto si trasforma, nulla perisce. Lo spirito vaga e da lì viene qui e da qui va lì e s’infila in qualsiasi corpo, e dagli animali passa nei corpi umani e da noi negli animali, e mai si consuma. E come la cera duttile si plasma in figure nuove e non rimane com’era prima e non conserva le stesse forme, e tuttavia sempre cera è, così secondo la mia dottrina l’anima è sempre la stessa ma trasmigra in varie forme. Dunque, perché il dovuto rispetto non sia sopraffatto dall’ingordigia del ventre, evitate – questo è il mio insegnamento – di espellere con empio assassinio le anime altrui, sorelle delle vostre, e il sangue non si nutra di sangue.

Da: Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone ed. Einaudi – Torino 1979 da pag. 607 a pag. 613 

Pubblicato da: Manuela Mariani

Pranic Healing e Reiki

Terapie complementari per guaritori moderni

guaritori

Reiki è una eccellente modalità di guarigione utilizzata da molti, e oggiAggiungi un appuntamento per oggi si contano migliaia di Reiki Master nel mondo intero.
Pranic Healing anche sta diventando una disciplina conosciuta, insegnata da Pranic Healer certificati in più di 81 nazioni.
Secondo i Reiki Master che hanno frequentato le classi di Pranic Healing, come pure secondo la mia personale osservazione in qualità di insegnante e operatrice, ecco alcune fra le maggiori differenze fra Pranic e Reiki:

  1. Pranic Healing è una tecnica terapeutica priva di contatto. Nel Reiki gli operatori toccano il corpo nella maggior parte dei casi oppure possono mantenere distacco, dipende dal tipo di trattamento;
  2. Nel Pranic si insegna a scannerizzare e a percepire l’aura, con lo scopo di trattare quelle parti dove si avverte una stagnazione o alterazione energetica da riequilibrare; nel Reiki è solo l’operatore con la sua sensibilità psichica che effettua il sondaggio energetico;
  3. Il Pranic Healing impiega tecniche di pulizia manuale denominate sweeping per rimuovere blocchi o energie stagnanti inviando così energia fresca ai pazienti (nel Reiki non è contemplata tale operazione). Proprio tale pulizia è ritenuta un passaggio fondamentale per arrivare poi alla guarigione completa. Energie sbilanciate come pure emozioni negative sono dunque le prime a dover essere rimosse prima di energizzare il corpo: si possono manifestare fisicamente, a volte anche drammaticamente, con febbre, perdita di equilibrio, vomito o altri svariati sintomi di espulsione. Queste sgradevoli manifestazioni sono la riprova della detossicazione, che potrà essere evitata attraverso tecniche di pulizia mirate e attente. In ogni caso, già la stessa pulizia da sola permette al corpo di accelerare il processo di autoguarigione, e l’energia fresca e sana inserita penetrerà più in profondità e sarà utilizzata con maggiore efficacia.
  4. Il Pranic Healing utilizza un manuale vero e proprio che serve da guida agli operatori, una sorta di manuale di istruzioni. Secondo le migliaia di testimonianze raccolte dal Grand-Master Choa Kok Sui, ogni tipo di malattia si identifica e si riconduce agli undici chakras del corpo e ai suoi meridiani in modo differenziato. Reiki utilizza invece essenzialmente una sola tecnica energetica che permette l’inserimento del flusso di guarigione che poi andrà ad essere utilizzato nei punti critici da trattare. Al contrario, il Pranic usa specifiche routine sia nella pulizia che nella energizzazione: ogni malattia o squilibrio viene trattato in modo diverso. Sotto questo profilo, il Pranic Healing è più specifico e mirato del Reiki, oltre che veloce e dettagliato.
  5. Il Pranic Healing insegna a prendere ed attingere energia direttamente dal sole, dall’aria, dalla terra o da altre fonti spirituali, per poi proiettare questo prana nel campo aurico e nei chakras del paziente. Il Reiki si affida solo alla canalizzazione dell’energia universale senza alcuna specifica denominazione.
  6. Nel Reiki gli operatori devono essere iniziati da un Reiki Master che offre loro i Simboli per poter accedere all’energia guaritrice, una sorta di password segreta. Il Pranic Healing adopera invece semplici tecniche di respirazione ed esercizi di visualizzazione che permettono a tutti di essere in grado di apportare guarigione con istruzioni minime.
  7. Il Pranic Healing include una pratica chiamata igiene energetica raramente presente in altre discipline che trattano guarigioni, incluso il Reiki. Si tratta di una serie di modalità precise riguardanti la respirazione, la dieta alimentare, la meditazione e le abitudini di vita in genere, affinché l’operatore possa offrire una personale riserva energetica ottimale e pura. Ogni Reiki Master concorda pienamente con tale concetto, specialmente per non contaminarsi con le energie dissonanti e squilibrate con cui vengono in contatto: tale pulizia previene la possibilità di indebolimento da contatto. Questa modalità è sicuramente utile anche per tutti gli operatori che utilizzano energie in qualsiasi disciplina olistica, dal momento che si può imbattere in transfer di malattie di ogni genere.
  8. Il Pranic Healing impiega l’uso dei colori energetici che influenzano la possibilità di autoguarigione nei pazienti. Di fatto, molti Master Reiki titolati anche nel Pranic Healing (me inclusa), spesso affermano che se c’è bisogno di un trattamento urgente possono adoperare anche le tecniche di colore proprie del Pranic Healing; al contrario, se possono invece offrire una sessione più rilassante adoperano il trattamento Reiki.
  9. Il Pranic Healing immunizza meglio ed in modo più mirato possibile contaminazioni causate da ignari pazienti in sofferenza, e questo punto è senz’altro lodevole e assolutamente indispensabile affinché gli operatori non rischino alcun calo energetico.

L’utilizzo combinato fra le due discipline offre un’eccellente modalità di guarigione; in ogni caso, qualunque sia la tecnica guaritrice adoperata (vedi anche Sciamanesimo, Theta Healing, Riflessologia, Native American Tecniques, Chi Kung, Chiropratica, Omeopatia, preghiera cristiana, medicina ortodossa e tutte le altre), il Pranic Healing le può senz’altro completare e migliorare.
Noi operatori non dimentichiamo mai un concetto che tutti ci accomuna: siamo qui per sostenere ed aiutare la salute e la felicità di tutti noi. Dopotutto, tutte le guarigioni provengono da Una sola fonte, espressa in una miriade di modalità.

L’Oriente possiede un’infinità di chiavi segrete, ma una sola è sufficiente per aprire migliaia di porte.
                                                                                                                              (Osho)

Autrice: Monica Di Nunzio
Reiki Master,Teacher&Healer

 

LE VOSTRE DOMANDE SULLA REGRESSIONE

DSC_6069Ecco alcune delle vostre numerose domande che mi ponete ogni giorno:

Domanda:  Quanto dura una seduta individuale di regressione?
Risposta :  Da 1 a 2 ore, varia in base all’individuo, ognuno di noi un tempo diverso di evocare gli eventi.

Domanda:  Cosa posso affrontare in regressione?
Risposta :  Nella regressione ipnotica non è la tua parte razionale a scegliere cosa affrontare ma è la tua più profonda a farlo.

Domanda:  Vale a dire?
Risposta :  Nella tua regressione emergerà quello che è davvero meglio per te in questo preciso momento del tuo cammino.

Domanda:  Posso provare dolore che non sarò in grado di sopportare?
Risposta :  No, il dolore restimolato non è mai cosi intenso come lo hai percepito nella realtà.

Domanda:  Può capitare di evocare qualcosa che mi farà sentire male?
Risposta :  Tutto quello che verrà evocato sarai in grado di integrarlo nella tua realtà presente arricchendola di nuovi aspetti di te, delle nuove capacità che scoprirai di avere, delle informazioni preziose che solo tu saprai interpretare; prenditi tutto il tempo però e sii aperto!

Domanda:  Posso rimanere nel passato?
Risposta :  Anche questo non è possibile. I nostri ricordi vengono registrati sulla linea cronologica. Quando, poi, rievochi un ricordo (di questa o altre vite) sai datare l’evento anche con una precisione sorprendente!!!!!!!!! E quindi alla fine della seduta non solo ti ricordi tutto ma anche quando è accaduto.

Domanda:  Ho capito bene? Mi ricorderò tutto alla fine della seduta?
Risposta :  Si, esatto! La trance che verrà indotta per la tua regressione, ovvero lo stato ipnotico in cui sarai, è uno stato alterato di coscienza caratterizzato da un rilassamento profondo e molto piacevole. E’ uno stato di elevato benessere che permette di accedere alle più remote memorie, che permette un rilascio emotivo e di ricordarsi completamente tutto.

Domanda:  Tutti entrano in questo stato ipnotico alla prima seduta?
Risposta :  No, lo stato ipnotico è uno stato evoluto, vale a dire che si impara. Qualcuno per la propria disposizione positiva verso se stesso è ben disposto a incontrare il proprio io; qualcuno ha bisogno di essere incoraggiato e guidato per alcune sedute prima di trovarsi del tutto a proprio agio. Anche la persona che non è riuscita ad entrare in trance subito, alla prima seduta, beneficia del rilassamento che è in questo caso propedeutico per le sedute successive che saranno di maggior profondità.

Domanda:  Quante sedute bisogna fare?
Risposta :  Ne puoi fare una per avere un’ idea di cosa si tratti, ne puoi fare una al mese per incontrarti con te stesso e incamminarti con maggiore consapevolezza; sentiti libero di fare una regressione ogni qual volta lo desideri, ma devo dire anche che per ottenere dei risultati concreti e significativi ci vuole un cammino regolare.

Domanda:  Potrò accedere alla mia super-coscienza e a che cosa serve realmente?
Risposta :  Si! E’ lo stato di massima apertura e profondità in cui la tua coscienza si apre verso delle valutazioni dell’accaduto in modo incredibilmente saggio e benefico per la tua crescita. Sono momenti toccanti e spesso carichi di emozione!

Autrice: Dr. Katerina Kratka

CAMPANE TIBETANE

CampaneLe campane tibetane sono un valido aiuto in tutte le forme di riequilibrio fisico, mentale ed energetico.
La campana tibetana è un antico strumento musicale originario della cultura pre-buddista sciamanica Bon Po himalayana che regnava nell’antico Tibet.
I monaci Bon Po, la classe più elevata dei monaci Bon, erano considerati veri e propri Sciamani e solo loro, per la guarigione spirituale dell’uomo che presentava segni di malattie non visibili, potevano utilizzarle.
Sono composte da una lega che comprende i sette metalli planetari: argento per la Luna, ferro per Marte (e meglio se di origine meteoritica), mercurio per l’omonimo pianeta, stagno per Giove, rame per Venere, piombo per Saturno ed oro per il Sole.
Sulla qualità del suono incidono diversi fattori insieme: dimensione, numero dei metalli e loro percentuale, foggia, peso. Generalmente più la campana è grande e svasata più il suono risulta grave (e ha azione sui chakra “bassi”) e viceversa. Le dimensioni ed il peso delle Campane tibetane possono variare da pochi centimetri di diametro ed un centinaio di grammi di peso fino a oltre 30 cm. di diametro, raggiungendo alcuni esemplari anche pesi di alcuni chilogrammi.
Le Campane Tibetane producono suoni in armonia con le vibrazioni delle sfere celesti, e trasmettono queste vibrazioni a chi le suona o anche a chi semplicemente le ascolta.
Interessante è anche il lavoro di collegamento (tra i sette Chakra del corpo sottile e i sette Corpi Celesti del sistema solare), che viene creato dalla vibrazione dei sette metalli con cui sono fatte le campane tibetane. Il corpo umano è anche un insieme di vibrazioni ed onde, e se gli organi sono sani, vibrano alla giusta frequenza, mentre gli organi ammalati hanno una frequenza disturbata. Le vibrazioni delle campane tibetane richiamano la frequenza armoniosa originale, e stimolano così il corpo, facendolo entrare in sintonia con la sua frequenza, ritrovando le proprie frequenze armoniose autonomamente.
Risuonando con il suono eterno del pianeta, le campane tibetane sono eccellenti strumenti di guarigione meditativa, sono terapeutiche e guidano i ricercatori nella loro trasformazione verso l’illuminazione spirituale, svolgendo un ruolo positivo e altamente efficace nel sostegno e trattamento di qualsiasi disturbo medico. La terapia con le Campane tibetane è una modalità scientifica e provata, ed è stata accolta con grande approvazione in Europa, Oriente e Stati Uniti negli ultimi venti – trent’anni.
Sta diventando il precursore della terapia del suono in tutto il mondo.
Il suono della campana tibetana aiuta a sciogliere blocchi fisici e soprattutto emozionali. Gli effetti dell’esposizione alla vibrazione di questo strumento, tanto semplice quanto complesso, sono percepibili anche dopo una o due settimane fino a quasi un mese.
Potremmo dire che la campana tibetana favorisce una pulizia energetica. Solitamente il suono viene percepito come gradevole ed estremamente ri-lasciante. La mente si assopisce e tende a ad essere meno reattiva e seguire meno pensieri automatici.
I trattamenti con le campane Tibetane si possono fare appoggiando le ciotole direttamente sul corpo e facendole suonare in prossimità dei chakra, sui punti di forte tensione o sugli organi che stanno manifestando disagio.
Ecco alcuni benefici del massaggio sonoro con le campane tibetane:
1) Disintossica fino al livello di cellule ed ossa.
2) Sonno più profondo.
3) Sincronizza gli emisferi destro e sinistro.
4) Aumenta la capacità di apprendimento.
5) Aiuta la gestione o risoluzione di problemi di apprendimento, ADD, ADHD, autismo.
6) Approfondisce gli stati meditativi.
7) Riqualifica del corpo / mente per far andare via lo stress e guarire se stessi.
8) Riequilibra i Chakra.
9) Armonizzazione Aura
10) Realizzazione della “risposta di rilassamento” senza sforzo.
11) Guarisce traumi passati emotivi e il superamento dei modelli di comportamento limitanti.
12) Sollievo dal mal di testa, affaticamento, insonnia, problemi mestruali, disturbi digestivi, squilibri emotivi, dolori muscolari e delle giunture.
Il Massaggio Sonoro con le Campane non è solo per persone in difficoltà, tutti possono trarne grandi benefici divenendo più calmi, ottenendo una migliore qualità del sonno e raggiungendo alti livelli di energia.
Il Massaggio sonoro può  sciogliere i blocchi fisici, mentali ed emotivi e superare lo stress quotidiano, la paura e la depressione. Con trattamenti regolari la maggior parte delle persone sperimenta un aumento della gioia di vivere e un aumento della creatività.
Il Massaggio Sonoro con le Campane Tibetane si basa su oltre 5000 anni di medicina orientale. Secondo le antiche dottrine l’universo e l’umanità sono stati creati dal suono, quindi l’uomo è il suono. Quando un malato è “nutrito” dal giusto tipo di suoni, le cellule del suo corpo cominciano a vibrare e riorganizzarsi in base al loro progetto divino.
Gli scienziati stanno confermando quello che i saggi ci hanno detto per millenni: meditare e calmare la mente sono la pietra angolare per la salute e la longevità. Per la maggior parte le persone con orari frenetici nei tempi moderni, è difficile mantenere un regime quotidiano di meditazione per mantenere la calma interiore. Molte persone ci rinunciano molto tempo prima che si sentano i benefici della meditazione regolare.
Un trattamento con campane tibetane si può portare facilmente e immediatamente in uno stato di rilassamento molto profondo, nella ”zona” dove si ottiene l’auto guarigione.
Le campane tibetane sono un meraviglioso percorso di crescita, sia per chi riceve i trattamenti ma anche per chi li fa.
Sono sempre una esperienza di apertura e armonizzazione.
Regalarsi un massaggio sonoro con le campane tibetane è una bellissima esperienza che arricchisce tutti quelli che lo provano.
Autrice: Dr. Sonia Puccio
La  Dr. Sonia Puccio organizza incontri di gruppo e sessioni individuali.
Info: spuccio19@gmail.com / 3495026186 / Sonia Puccio -FB

Il Potere dell’Immaginazione – Mental Imagery Therapy

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Cosa è l’immaginazione? Per dirla in modo semplice è la capacità mentale di creare immagini. Si può ‘pensare’ in modi diversi, tuttavia i cosiddetti ‘pensieri logici’, quelli che creano i presupposti per le basi scientificamente accettabili, possono essere affiancati da quelli considerati ‘non logici’, che chiamiamo ‘forme intuitive’. Quando un problema o un quesito non trova una risposta né una soluzione, e quindi non offre una risposta, siamo in realtà armati di un modo ‘altro’ risolutivo per risolvere la questione, adoperando cioè una modalità comprensiva allargata che ci piace denominare ‘intuizione’.

Mental Imagery è una attività non-logica del pensiero, è quell’attività che ci permette di entrare nella nostra più profonda realtà soggettiva. Il linguaggio delle immagini viene spesso abbinato alle attività oniriche o al sognare ‘ad occhi aperti’ durante il giorno; siamo tutti a conoscenza che si può lavorare sul linguaggio dei sogni estrapolando da esso una infinità di interpretazioni e significati profondi, esattamente come si può investigare sull’espressione verbale costruita dalle parole in ogni lingua. L’abilità di capire e comunicare attraverso il linguaggio delle immagini probabilmente precede l’abilità di comunicare con le parole. Le parole sono ‘ascoltate’ grazie alla capacità uditiva anche involontaria; il linguaggio delle immagini, invece, richiede la nostra attenzione volontaria. Il cambiamento della qualità e della natura delle immagini che noi produciamo provoca un reale cambiamento nel corpo umano, quindi gli effetti della produzione di immagini è strettamente correlata all’effetto fisico vero e proprio. Per secoli, la medicina ha separato il corpo dalla mente; anche se dall’antichità ci perviene l’asserzione ‘mens sana in corpore sano’, per troppo tempo non si è considerato l’aspetto più genuinamente umano dell’uomo nel tentativo di guarirlo dalle malattie, cioè la sua profondità invisibile. Molti studi sull’ipnosi hanno ampiamente dimostrato l’impatto dello stato mentale sul piano fisico, e chiunque può facilmente testimoniare come ci si sente fisicamente dopo aver navigato in acque mentali agitate e disarmoniche! Rimedi chimici come antidepressivi, tranquillanti e anestetici che abbondano negli scaffali farmaceutici dimostrano come, a tutt’oggi, la medicina tradizionale occidentale è riluttante ad accettare il concetto che la mente possa alterare il corpo, rimanendo di sostanza nell’orientamento inverso, cioè che l’effetto fisico determina l’effetto sul piano mentale. Ovviamente il corpo può alterare il sistema mentale, ma si può usare il potere mentale (la volontà o l’immaginazione) per guarire, armonizzare e migliorare il nostro stato di salute e benessere.
Il prestigioso nome di spicco legato alla ricerca in questo settore è quello del dott. Gerald Epstein, uno dei terapeuti più famosi e apprezzati del sistema medico integrativo statunitense per la guarigione e trasformazione.

Nato negli Stati Uniti nel 1935, dopo aver frequentato il Dickinson College e il New Medical College, si specializza come medico in psichiatria prestando servizio in Stamford Hospital e Kings County Hospital, approdando con merito nella New York Psycoanalitic Society. I suoi studi lo portarono a diventare un analista freudiano, ma la sua intuizione, nel 1974, lo spinse ad abbandonare questo orientamento per dedicarsi agli usi terapeutici della visualizzazione, sotto la guida di Madame Colette Aboulker-Muscat a Gerusalemme. Questi studi, lo hanno portato a diventare ben presto un pioniere nell’uso delle immagini mentali per il processo di cura di problemi fisici ed emotivi, fino a diventare, grazie alla evoluzione dei suoi studi nel corso degli anni, un esponente di spicco della tradizione spirituale occidentale e della sue applicazione nella guarigione e nelle terapie.

Gerald Epstein esercita come professore e assistente di Clinica di Psichiatria presso Mount Sinai Medical Center di New York City, è direttore di ‘The American Institute for Mental Imagery’ (AIMI), un centro di formazione post-laurea per operatori olistici, terapisti, medici, paramedici  e organizza seminari e corsi di specializzazione in immagini, sogni e Kabbalah anche a livello mondiale; inoltre ha lanciato un programma online per l’autosviluppo ed il cambiamento di sé stessi sul sito: Creating Health Through Mental Imagery.org.

Nella sua lunga esperienza clinica, come medico e come ricercatore appassionato, Epstein ha sperimentato e abbondantemente documentato come il potere della Mental Imagery abbia apportato reali guarigioni fisiche: artriti, cisti, carcinomi, emorroidi, congiuntiviti e moltissime altre svariate sintomatologie, dalle più banali alle più drammaticamente pericolose. Molto risonanti le guarigioni dai tumori terminali, trattati dapprima con chemioterapie senza risultati apprezzabili e risolte con esercizi mirati di visualizzazione (registrati in Memorial Cancer Sloan-Kettering Center in NY). Sono in visualizzazione pubblica due riviste che registrano e documentano i risultati del suo lavoro: The Journal of Mental Imagery – Marquette University – e Imagination, Cognition and Personality – Yale University.

L’uso terapeutico della visualizzazione è esistito in molte culture nel mondo, ad esempio in Tibet, India, Africa, fra Esquimesi e Indiani d’America; per millenni e secondo le loro tradizioni, rituali e procedure di visualizzazione venivano usate come rimedi di guarigione. Sigmund Freud spalanca in Europa la porta al concetto dell’inconscio, Robert Desoille sul sogno da svegli, Carl Jung elabora il concetto di immaginazione attiva, Hanscarl Leuner introduce l’immaginazione guidata e Roberto Assagioli approda alla psicosintesi: il loro denominatore comune risiede nella possibilità reale di trattare problemi fisici attraverso l’utilizzo della Mental Imagery.

Epstein propone degli ‘esercizi’ mirati e specifici per ogni tipo di problema, sia esso fisico, psicologico oppure emotivo. Non invade la pertinenza medica ortodossa ma offre un approccio ‘altro’ e decisamente meno invasivo per la risoluzione definitiva delle cause che generano lo squilibrio. Si tratta di un approccio e un metodo ‘addizionale’, come lui stesso ama definirlo, dove il paziente entra in assoluta parte ‘attiva’ e partecipa volontariamente in prima persona su sé stesso! I suoi lavori sono articolati ma comprensibili, la sua comunicabilità rende Epstein affettuosamente presente: adotta la tecnica Mental imagery come risoluzione di problematiche sia fisiche che emozionali, che provocano disturbi e malattie variegate. Sono dei veri e propri esercizi dove il paziente è parte attiva e fattiva e sarà in grado di attivare il processo di autoguarigione. Gli esercizi proposti generano nuove sensazioni, nuove esperienze interiori: si esce fuori dal tracciato di reazioni ai malesseri e ripetizione del già vissuto che hanno in realtà portato allo squilibrio e quindi alla malattia. Si crea una immagine mirata ex novo; si crea, in senso letterario del termine, una nuova realtà interiore. Per prima cosa si discute sulla preparazione, sul ‘come’ fare immagine; poi si procede con l’esercizio mentale idoneo al tipo di problema, sviluppando in itinere la densità e l’intenzionalità nell’attività immaginativa fino ad arrivare alla creazione autonoma da parte del paziente stesso.

Epstein paragona la vita ad un giardino e gli uomini ai suoi giardinieri: come tali, abbiamo il dovere di procedere con ordine per curare il giardino e farlo fiorire, pulendo, preparando il terreno, seminando, raccogliendo infine frutti e fiori freschi. Se quel giardino non è stato ripulito da erbacce e sporcizie e poi ben preparato non potrà offrire il raccolto sperato. Alla stessa maniera, malattia, disagio e convinzioni negative non permettono alla nostra esistenza un sereno vivere, tanto meno dei risultati felici nei vari settori che sono tutti in qualche modo interconnessi. Ogni emozione negativa causa disturbo fisico, e questo concetto è ormai finalmente approvato da chiunque: l’unità corpo-mente viene riconosciuta con pieno diritto. Al contrario, convinzioni e attitudini positive e benevole apportano benessere e allo stesso tempo elevano difese del sistema immunitario: l’allegria, l’umorismo, la gioia, la felicità, il senso di leggerezza emanano dentro il corpo (e fuori) equilibrio e buona salute, oltre al successo nella vita. Mental Imagery è una tecnica per estirpare le credenze invasive e negative, rimpiazzando con fresche, nuove e positive immagini, che diventano nuove realtà interiori. Quando la realtà interiore cambia e si rinnova, la malattia evolve e si risolve. Una volta diventati bravi giardinieri, si guadagna un bel raccolto, si diventa sempre più forti e sani.

Per molto tempo i paradigmi dominanti ci hanno abituato e sollecitato a ‘pensare’ e ritenere che la coscienza coincidesse solamente con la capacità di costruire ordini di realtà coerenti, complessi, razionali. Ora prendiamo atto che esiste anche una sorta di coscienza ‘immaginale’, e non solo una immaginazione della coscienza. Epstein si muove su un terreno fattivo, utilizzando la sua meravigliosa terapia dell’immaginazione, o visualizzazione attiva, a servizio diretto e concreto a favore dell’uomo.

Imagery is a tool for healing, and a bridge to the inner world’

                                                                                                                    (Jerry Epstein)

Autrice: Monica Di Nunzio
Reiki Master,Teacher&Healer

Uno dei tanti motivi per fare la regressione

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Regredire ai ricordi passati è utile per liberarsi da paure e disagi, per intraprendere un percorso di crescita personale, evolutiva, spirituale, per conoscere le vite passate, per avere seduta dopo seduta, una visione più ampia della propria vita, per accedere alla propria bellezza interiore, per guardare la propria vita dalla prospettiva dell’io superiore, dare una risposta alle proprie domande, e tanto altro.
Vorrei portare la tua attenzione a un disagio che affligge moltissime persone e che affrontato in regressione porta a eccellenti risultati. Mi riferisco al disagio alimentare il quale presenta svariate sfaccettature: c’è chi mangia troppo, chi troppo poco, alcuni non sopportano certi cibi, altri sono voraci, ci sono i frustrati dalle tante diete fatte senza un risultato duraturo, ci sono gli intolleranti, e chi non resiste ai dolci, e cosi via.
Sai di che sto parlando ….
Per darti una idea di quanto la regressione possa esserti concretamente d’aiuto, riporto di seguito una seduta di una donna di 40 anni che ha deciso di risolvere il suo spiacevole disagio di cui si vergognava e che la faceva sentire in colpa: a casa, da sola, di nascosto si ingozzava di dolci fino a sentirsi male!

Terapeuta: Vai all’ultima volta che hai ingozzato il cibo.

Cliente: E’ una sera dopo le feste natalizie e la casa è ancora piena di dolci fatti in casa dalla mia mamma. Ho un impulso incontrollabile di doverli finire. Li devo mangiare tutti, uno dopo l’altro, velocemente. Non mi fermo finché non li finisco. Mi sento gonfia, piena, grassa e in colpa.

Terapeuta: Torna alla volta precedente in cui ti ingozzi di cibo.

Cliente: Ho circa 7 anni, sono a casa da sola, è mattina, mia madre mi ha lasciato la colazione pronta ed è uscita per andare a lavorare, davanti a me c’è una tazza di latte caldo, lo mando giù velocemente, ma lo stomaco mi fa subito male, sento un calore tremendo, non riesco a finirlo, nessuno mi vede … lo butto nel lavandino, ma mi sento terribilmente in colpa.

Terapeuta: Vai all’evento dove è la causa di tutto ciò.

Cliente: Sono piccolissima, in braccio a mamma, sento in bocca qualcosa che non conosco, mangio con la solita tranquillità ma un liquido strano mi arriva direttamente nello stomaco con una velocità soffocante, improvvisamente lo stomaco è pienissimo… sento fuoco dentro…non riesco a chiudere la bocca, tutto quello che è entrato ora… esce, rimetto tutto alla stessa velocità con cui è entrato. Il dolore allo stomaco rimane…sono frastornata…non capisco cosa sia successo. Oltre a mamma percepisco la presenza di papà e nonna, parlano di me e io sento la loro preoccupazione, mi sento in colpa…mi dispiace così tanto farli preoccupare per me. Ora sento in bocca qualcosa di diverso, è denso e va giù lentamente. Mi piace ma penso solo a mamma, le prometto che d’ora in poi mangerò tutto quello che mi darà.

Approfondimento della cliente: Ho sei settimane, a mamma viene a mancare il latte, capisco di avere in bocca il biberon con un buco cosi grande che il latte viene giù a una velocità quasi soffocante, lo stomaco si dilata troppo rapidamente, fa male immediatamente reagisco con un no a questa novità che mi fa male, e in più mi sento in colpa per aver dato una preoccupazione a mamma. Ora è tutto più chiaro: capisco perché mi sentivo in colpa se volevo buttare il latte caldo che non mi piaceva, capisco tutte quelle volte in cui svuotavo a forza il piatto preparato da mamma pur sentendomi strapiena, capisco quanto un senso di colpa e una promessa innocente possano condizionare una vita intera, capisco che la forza d’animo a 6 settimane o a 40 anni è identica.
Mi sento di poter dire di no alla mamma, di poter dire di no al cibo quando è troppo o che non mi piace, e potrei cominciare a dire di no, in generale, a tutto ciò non mi piace nella vita.
Mi sento molto leggera e serena, libera dal senso di colpa, libera di mangiare quello che mi serve e con calma.

Tutto questo viene elaborato in uno stato di piacevole rilassamento il quale permette di arricchirsi di nuovi programmi mentali e sentirsi meravigliosamente bene.

Autrice: Dr. Katerina Kratka

 

 

Reiki: Origine e Meta

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Finora in Occidente si è sempre pensato che Reiki sia una cosiddetta ‘tradizione orale’.  Reiki viene trasmesso energeticamente ed oralmente da Maestro a Discepolo, quindi ciò non esclude affatto che il linguaggio sia utilissimo strumento. La Bibbia, il Tao-Tè-Ching, il Corano, i Sutra buddhisti sono comunque documenti: la storia ci insegna che le tradizioni orali spesso scompaiono con la morte del loro fondatore o, al massimo, entro un paio di generazioni.
Il dott. Usui (Kyoto 1865 – Fukuyama 1926), fondatore della disciplina, era un uomo estremamente colto e lungimirante, conosceva anche la natura della psiche umana pertanto aveva preso le adeguate precauzioni. Il suo insegnamento è arrivato fino a noi.
La sua impressionante lapide commemorativa è stata esposta in un cimitero pubblico di Tokyo per volere della Usui-Reiki-Ryoho-Gakkai per essere visibile a tutti: non è segreta la sua meravigliosa eredità. Su di essa è incisa la descrizione della vita del dr. Mikao Usui e del suo lavoro: molte delle informazioni in nostro possesso vengono proprio dalla fedele traduzione di quelle precise iscrizioni.
Reiki entra in Occidente con influssi rivisitati dai modelli europei dominanti. In Italia in particolare, questa disciplina trova opposizioni e dinieghi di varia natura: concedere credito a tecniche di guarigione energetica di tale natura non risultava accettabile e i documenti originari vennero arbitrariamente modificati e notevolmente variati. Si legge in alcuni testi che Usui fosse un monaco cattolico, mentre, di fatto, la religione della sua famiglia era il Buddhismo Tendai e da bambino studiò proprio in un monastero Tendai fino a diventarne monaco laico Zaike nel 1914.
Ad onor del vero, nel Reiki la religione non entra affatto: il Buddhismo esoterico tantrico di Usui ha permesso di ‘entrare in contatto’ con l’’Energia Universale grazie proprio al silenzio meditativo e umile, alla non-appartenenza al sé a favore della comunione col tutto.
La versione del Reiki originariamente pensata per l’’Occidente viene pertanto messa in discussione: Frank Arjava Petter (primo europeo a conseguire il grado di Maestro in Giappone nel 1993) e la sua consorte giapponese Chetna Kobayashi, hanno riscoperto importanti informazioni sull’origine e la pratica del Reiki in Giappone, estendendone le ricerche nonostante l’opposizione di chi voleva trarre vantaggio dal mantenimento dello statu quo in Occidente. Lo studio della filosofia e degli esercizi pratici insegnati da Usui Sensei conduce ad un elevato livello di comprensione, in grado di collegarci con maggiore forza all’essenza del Reiki: “Ci offre un’immagine concreta di Usui Sensei e ci aiuta a migliorare la qualità della terapia per noi e per gli altri” ci illustra William Lee Rand[1], “Diventa perciò comprensibile il motivo per cui la traduzione e la diffusione del manuale originale rappresenti il contributo più significativo per la pratica del Reiki di Usui Sensei da quando, nel 1938, venne per la prima volta insegnato in Occidente”.
Con il dott. Usui si studiava Reiki in modo molto intuitivo; ci si incontrava una volta alla settimana, si meditava, si praticava insieme e ci esercitava per ‘radiografare’ il corpo, fino ad arrivare ad una sorta di diagnosi energetica. A quel punto, si offriva il trattamento nelle parti del corpo interessate. In Occidente si è più propensi ad un trattamento ad ampio spettro mentre in Giappone si predilige il trattamento mirato: più il lavoro è preciso, migliore sarà il risultato.

Informa Frank A. Petter:[2]’La vita frenetica dell’’Occidente – come pure del Giappone contemporaneo – è diventata davvero troppo veloce. (…) Non voglio tornare indietro nel tempo. Le 12 posizioni trasmesse da Usui coprono l’intero sistema delle ghiandole endocrine nonché tutti gli organi interni’. La persona riceve energia su diversi livelli contemporaneamente: a livello fisico (attraverso il calore delle mani), a livello psichico (attraverso la mente e i simboli Reiki), a livello emotivo (attraverso il flusso d’amore), a livello energetico (attraverso la presenza dell’iniziato e dell’energia Reiki in sé stessa).
Mikao Usui, in accordo al suo metodo intuitivo, voleva liberazione dalle regole, che vanno considerate come sostegni; ma quando cominciano ad ostacolare, vengono meno al loro scopo.
Seguire le proprie mani, affidarsi all’Energia guaritrice: gli onesti Operatori Reiki sanno quanto sia diretta e immediata la saggia e silenziosa strada del Cuore Spirituale!

[1] William Lee Rand:’Reiki, The Healing Touch’ New Age, 2001. Rand è fondatore e presidente di The International Center for Reiki Training,a Londra (ICRT) e uno dei più meritevolmente rinomati insegnanti Reiki del mondo.
[2] Mikao Usui, Frank A. Petter: tr. ‘Il Manuale Illustrato del Reiki’ Il metodo originale del dott. Usui; Roma, 2001

Autrice: Monica Di Nunzio
Reiki Master,Teacher&Healer

Mirra e incenso

mirra e incensoNarra la leggenda che la ninfa Mirra, giovane figlia del re Ciniria, sprezzasse a tal punto la dea dell’amore Afrodite da rifiutare senza riserve il suo stesso matrimonio. La vendetta di Afrodite non tardò ad arrivare e ben presto una incontrollabile passione incestuosa si impadronì di Mirra che riuscì nottetempo a introdursi nella camera del padre e a giacere con lui più volte concependo un figlio. Continua a leggere

Le tragedie di questi giorni

eiffel-towerSi apre il solito panorama di notizie allarmanti, scioccanti e traumatizzanti che suscitano paure e insicurezze, ansie dolori e sofferenze, caos e disordine, senso di ingiustizia, mancanza di ordine morale e assenza di Dio: – Ma Dio dov’è? Si dice spesso nei momenti di morti orribili specie di bambini…Ogni giorno i mass-media ci impongono tali e tante notizie.
Ci si domanda:  “Ma ci sarà un senso in tutto questo caos?” Sì, c’è e pure molto profondo e pesante. 

All’inizio di ogni percorso evolutivo serio e impegnativo “il Maestro” dice sempre “all’allievo” in forma solenne grave e austera le seguenti parole: “Ricorda che tutto ciò che incontrerai nella tua vita, gioie e dolori, successi e fallimenti, malattie e infermità, salute e benessere e che ti costruirai con volontà e sacrifici è tuo, lo attiri per legge di karma” (oggi si preferisce chiamarla legge di attrazione) , è quanto hai scelto prima di reincarnarti per perfezionare il tuo Sé “scintilla divina”,  realizzando il tuo programma di crescita evolutiva. Quindi, alle notizie sconvolgenti e scioccanti occorre contrapporre consapevolmente tale verità, il Karma, alle emozioni coinvolgenti che avvelenano la vita; altrimenti, non c’è un senso, è tutto in balia delle forze ostacolatrici (Arimane) che hanno il preciso scopo di creare disordine, caos, paure e confusione, il loro compito…
Se però abbiamo capito il gioco dell’evoluzione, male contro bene, dovremmo accogliere e vivere tali notizie e loro conseguenze trasformandole in occasioni per sviluppare il loro opposto, ordine e controllo emotivo, il senso positivo della esistenza che non può essere trascurata o sprecata inutilmente.
C’è sempre però la domanda diretta e immediata:  “Perché centinaia di persone o per attentati o per tragedie aeree muoiono insieme e tanti individui e patiscono torture o morte?”  In base alla legge del Karma tutte le persone coinvolte e uccise si trovavano in quel luogo, in quel momento o in certe circostanze per un preciso disegno: il pagamento karmico per qualche azione commessa in vite precedenti in comune o singolarmente……è giusto un tale evento per la legge del karma = causa ed effetto (non tutti accettano tale apparente semplicistica spiegazione, purtroppo è legge universale cui sottostanno anche le entità superiori). Però esiste anche un aspetto positivo karmico che tiene conto del dolore, della sofferenza e della privazione violenta della esistenza: il karma prevede che si ricavi un vantaggio dopo il pagamento (il karma funziona così, prima paghi ma nello stesso tempo ricevi spiritualmente un beneficio, effetto della sofferenza, del dolore e delle privazioni subite…allora, quali saranno gli effetti secondo la legge del karma, di tali eventi tremendi in altre vite?
Specialmente le persone coinvolte in morti collettive sicuramente si ritroveranno nella vita seguente e lavoreranno insieme per scopi comuni, per realizzare programmi e ideali comuni, sentiranno come una spinta inconscia ad associarsi unirsi e lavorare insieme per costruire progetti di grande importanza con tanta determinazione volontà e calore umano. Si ritroveranno come persone magari provenienti da luoghi diversi lontani, da culture diverse ma con gli stessi ideali perché dentro hanno affinità di carattere, come se fossero tutte vestite dello stesso vestito spirituale; uomini e donne, vecchi e bambini si sentiranno uniti da ideali comuni inconsci, avvertiranno la spinta-desiderio di fare un lavoro comune anche se lontani geograficamente…Ciò spiega anche i grandi movimenti culturali, umanitari e politico sociali dei nostri tempi: sono formati da persone che in qualche modo si sono ritrovate perché indossano lo stesso vestito spirituale, che avranno fatto o subito in vite passate insieme?
Allora, conoscendo tali verità (comunicate anche attraverso canalizzazioni di alte entità), le emozioni, le reazioni improvvise agli eventi trasmessi dai mass-media, alle notizie traumatizzanti si dovrebbero ridimensionare notevolmente, si intuisce il senso dello scorrere delle esistenze non limitate solo a questa vita ma in rapporto al fluire della energia universale attraverso vite, vite e vite…

Io ho imparato da anni a distinguere le mie reazioni emotive e mentali agli eventi, dalle verità profonde che essi nascondono, solo una serena analisi della vita illuminata dalla luce del karma e dell’amore universale dell’IO Sono fa capire il vero senso di certi fatti anche tremendi…è importante non fermarsi al primo impatto emotivo ma cercare di afferrarne il senso nascosto; ciò mi dà forza e fiducia e possibilità di aiutare l’evolversi  delle cose a livello energetico universale…

Autore: Mario Ramponi
http://ramponimario.blogspot.it/