La Gabbia

Camilian Demetrescu

Il 21 giugno 2012 in occasione della commemorazione per la sua morte, l’artista lascia al mondo questa poesia come testamento.

Sta per iniziare il conto alla rovescia:
“Mors certa, sed hora incerta”.

Io e te, corpo e anima mia, dovremo lasciarci.

Ho vissuto nella tua gabbia di carne, sangue e vita
Dal grembo materno fino a quest’oggi-domani che scandisce ancora il mio tempo terreno.

Cella dei miei primi desideri pagani,
Nascondiglio dei dolci peccati della prima e dell’ultima infanzia,
Prigione dorata dall’oro dei sogni,
costellata da diamanti di luce e tenebra.
“Soma-Sema” del credo orfico,
Tomba e carcere perituro della mia anima eterna.

Mio corpo di carne,
Groviglio di cunicoli scavati con le unghie della mente
Per evadere dall’odio verso l’amore,
e dall’amore infelice verso l’oblio,
Fortezza segreta dei miei orgogli,
Torre dei miei slanci negli abissi del cielo e dell’inferno,
Covo di serpenti stanati dall’uovo del peccato originale,
Nicchia di incubi sigillati dalla paura,
Fossa di belve feroci, istinti scatenati dal ruggito della solitudine,
quando l’angoscia, come uccelli spaventati, si aggira
negli angoli più oscuri dell’essere.

Vulcano mai spento della voluttà di vivere,
Rogo delle viscere del piacere,
Altare dei profuni della gioia di amare ed essere amato,
Pozzo di nasconte ricchezze tramandate dal seme degli avi,
Scrigno stracolmo di ricordi e di rimorsi mai scordati,
Ipogeo dei sogni sepolti,
Rifugio sotterraneo dinanzi alle barbarie del mondo,
Muro di cinta con strette feritoie per cacciare il fratello-nemico,
Tavola rotonda delle crociate di tutti i giorni
contro il drago dell’assurdo e della noia.

In questa tana illuminata dalle luci oscure dei pregiudizi,
Fucina di ambiziose alchimie mentali,
ho cercato in vano le verità,
Finché, prima del tramonto, l’Arcangelo non apre le sbarre,
Entra nella gabbia e mette nell’orecchio del mio cuore
la pulce della Verità.

Il groviglio di serpenti, “Ovum Anguinum”
del peccato originale, si ribella,
La triplice alleanza-orgolio, ambizioni, vendetta-insorge,
La voluttà di vivere mostra il suo volto pagano,
Appesantite dal piombo dei desideri impuri
le ali dei sogni volano basso,
L’intelligenza litiga con se stessa.

Eppure, dallo squarcio di luce dell’Arcangelo sbuca
il minuscolo Uccello del Paradiso,
che nella “Hora incerta” traghetta le nostre anime
dalla gabbia, sul ramo celeste dell’Albero della Vita.

Mentre la vecchiaia, complice della morte,
sega lentamente, in silenzio, le sbarre,
Corroso dai minuscoli denti dell’orologio cosmico,
il mio corpo di carne si sfarina in polvere di stelle.

Ci lasceremo, mio fragile corpo insidiato da perfidi mali,
Eppure lenito sempre dalle dita della Dea Fortuna,
Miracolato dalle carezze della mia adorabile sposa
E dallo sguardo devoto dei miei splendidi figli.

Ti sono infinitamente grato per aver detto di si
al dono divino di generare la vita,
E ti ringrazio ancora per la gioia di vivere che mi hai dato
Pur nel disagio e nel tormento dell’angoscia di essere.

Ti ricorderò nella mia nuova vita astrale,
Con la nostalgia del tuo carcere terreno
In cui, nonostante tutto, ho vissuto felice,
incatenato ai miei amori, ai miei odi,
alle mie speranze e delusioni.

Che Dio ti benedica e abbia cura di te, quando alla fine dei tempi
squilleranno le trombe del giudizio.
Nella tua innocenza, sarò io a pagare per i miei peccati
e per il male che ti ho fatto,
Anche se, confesso sinceramente,
ti ho voluto sempre tanto bene.

Epilogo

Uomo, uomini, umanità – i primi e gli ultimi,
Siamo tutti chiusi dentro.
Anime prigioniere nella gabbia del corpo.
Veniamo dagli astri e torniamo fra gli astri.
Ma non è la morte l’unica via di salvezza.

Quando la mia anima incontra la tua, donna,
le gabbie si sfiorano, le sbarre saltano, il carcere si spalanca:
Abbracciati, siamo fuori, fra gli astri, liberi senza morire.
Amare, non è questa la Via, la Verità e la Vita? 

autore: Camilian Demetrescu