La riflessologia plantare

La storia
Il massaggio energetico del piede nasce nel contesto storico e culturale dell’antico Oriente: le notizie storiche più antiche e le tecniche che, spesso in modo frammentario, sono giunte fino a noi, provengono dai luoghi più disparati, ma quelle più integre e seriamente codificate ci giungono dalla Cina, dall’India e dal Tibet. Per questo motivo, è interessante fare un passo indietro per immergerci, anche se solo per un istante, nella cultura cinese. Si narra che l’imperatore Hei (ca 2400 a.C.) sia stato concepito da una nobile vergine camminando a piedi scalzi sulle orme di un gigante. Da questa leggenda, la tradizione taoista ricavò la prima raffigurazione del feto nella pianta del piede, metafora e proiezione riflessa che costituisce la base della riflessologia plantare. Sia il singolo piede che i due piedi uniti evocano l’immagine del feto (oltre che del rene, altro simbolo dell’energia ancestrale e della vita nascente). I riflessi stessi rispondono a funzioni e zone che corrispondono, precisamente, alle parti in oggetto di un feto sovrapposto all’immagine del piede, così come per l’orecchio, altro organo dove è possibile proiettare l’intero corpo umano con tutte le sue funzioni e i suoi meccanismi (vedi Auricoloterapia).
In Occidente, la Riflessologia Plantare è stata scoperta e codificata da un otorinolaringoiatra americano, W. H. Fitzgerald, che la definì “Terapia Zonale dei Riflessi” (1916). Tale tecnica è stata perfezionata nel corso del XX secolo, ma presenta un approccio di tipo organicistico, che proietta sul piede l’anatomia e la fisiologia dei sistemi organici secondo la tradizione medico–accademica occidentale. Pur non negando la validità e l’efficacia di questa visione, il nostro lavoro parte da un approccio di tipo olistico, che vede nei riflessi dei piedi la manifestazione di equilibri o squilibri più generali e profondi, e nella manipolazione di questi riflessi la possibilità di innescare un processo di cambiamento e guarigione tanto organici quanto interiori.
La riflessologia plantare emozionale psicosomatica
Consiste in un lavoro che si propone di agire non solo sul corpo, ma anche sulle emozioni, individuandone la radice nei riflessi podalici. Non è un caso che il piede venga chiamato in Oriente, il secondo cuore, o cuore periferico, e sarebbe riduttivo ritenere che ciò accada solo per la sua importanza dal punto di vista circolatorio e linfatico!
Il principio su cui si basa la riflessologia plantare emozionale psicosomatica è che nei piedi vi sono dei punti sui quali è possibile esercitare una stimolazione che agisca di riflesso in corrispondenza di tutte le ghiandole, gli organi e le parti del corpo. La particolarità di questa tecnica consiste nel corretto metodo di stimolazione di queste zone tramite il pollice e le altre dita. Parlando in termini analogici, il piede corrisponde ad una centralina elettrica di una casa, i rilessi viaggiano lungo le zone come l’elettricità attraverso i fili. Il legame tra i piedi, gli organi e le ghiandole del corpo è costituito da una serie di linee longitudinali immaginarie, ognuna delle quali termina in corrispondenza di una precisa area plantare.
I benefici
Tutti questi punti zonali riflessi e la manipolazione degli stessi giocano un ruolo molto importante. Attraverso la riflessologia plantare, infatti, è possibile:
1. Intervenire sui processi interni del corpo, lavorando “in periferia” e quindi, in modo del tutto innocuo e non invasivo;
2. Stimolare le funzioni dell’organo corrispondente alla zona del piede sollecitata, favorendone l’eventuale guarigione;
3. Aiutare i processi fisiologici dell’organismo a normalizzarsi;
4. Migliorare la funzionalità del sistema cardiovascolare;
5. Prendere coscienza del modo in cui abbiamo permesso l’instaurarsi di determinati atteggiamenti mentali e/o fisici causa di specifiche condizioni patologiche.
6. Assicurare uno stato generale di benessere, ridurre lo stress e la tensione.

Queste sono solo alcune delle ragioni per cui il massaggio zonale del piede rappresenta uno dei trattamenti dolci più praticati.