L’olio nel mito e nella magia


In Medio Oriente, come in Egitto, l’olio veniva utilizzato sia per illuminare le case al calar della notte, sia per bruciare sugli altari e nei templi, per preparare il cibo, per ungersi il corpo o per curarsi. L’olio è sempre stato un simbolo di purezza, e soprattutto di prosperità.
Prima di parlare dell’olio però, è doveroso parlare dell’albero dell’olivo, albero di grandissima ricchezza simbolica.
Questo albero, il cui frutto era garanzia di fecondità, longevità, purificazione e prosperità, era sacro alla dea Atena.
Atena, dea guerriera figlia di Zeus e di Meti, prima moglie del dio, in gara per il dominio dell’Attica con Poseidone, piantò l’albero dell’olivo sull’Agropoli dopo aver ottenuto la vittoria sul dio del mare, diventando la protettrice delle città greche.
L’olivo era anche l’albero di Apollo, in onore del quale i sacerdoti bruciavano olio di oliva nei templi dedicati al dio del sole. Anche la clava di Ercole sembra che sia stata di legno di olivo. Da questo legno infatti, venivano forgiati strumenti atti ad officiare il divino e venivano intagliate statuette rappresentanti divinità.
Sempre in Grecia, l’olivo era l’albero consacrato alle iniziazioni dei misteri Eleusi.
Nell’antica Roma il ramo di olivo era innanzitutto il simbolo della dea della pace e i soldati portavano corone di rami d’olivo nei cortei trionfali, poiché la dea Minerva (per i latini ma per i greci Atena) era anche la dea della guerra. Per implorare pace e protezione, anche gli ambasciatori si munivano spesso di rami d’olivo
Ancora prima, la colomba liberata da Noè dopo il diluvio, portò nel suo becco un ramo d’ulivo in segno della rinnovata pace con Dio. L’olivo, albero della Terra Promessa, divenne il simbolo della sapienza, della bellezza e della rettitudine.
L’olio, elemento prezioso estratto dalle olive, placa, purifica, nutre e fornisce combustione per lampade e candelabri (portatori di luce). L’olio, è naturalmente un simbolo di prosperità e l’antica religione ebraica lo considerava benedizione divina, portatore di gioia e di fraternità.
È da sempre stato introdotto in tutte le religioni per officiare cerimonie come il battesimo, la cresima, usato nell’ordinamento dei sacerdoti e dei vescovi, nell’unzione dei malati, e per ultimo nell’estrema unzione come “viatico” per il passaggio nel mondo dell’Aldilà.
Gli avventisti ricorrono, in caso di malattia, oltre che alla medicina tradizionale, anche al rito dell’unzione. Il pastore si reca dall’ammalato per officiare la cerimonia. L’unzione viene accompagnata dalla richiesta di perdono a Dio dei peccati commessi e con il supporto della preghiera si chiede la benedizione del malato al quale, a Dio piacendo è concessa la guarigione.
Nei riti di unzione il simbolismo è più profondo. I re d’Israele erano unti e l’olio conferiva loro autorità, potenza e gloria da parte di Dio che era del resto conosciuto come il vero autore dell’unzione; per questo motivo l’olio nell’ebraismo e nella cristianità è considerato un simbolo dello Spirito di Dio, Mashiah (Messia), “unto” in ebraico, in greco Christòs.
L’unto è così introdotto nella sfera divina e gli uomini non devono porre mano su di lui. L’olio consacra l’uomo a un servizio unico, straordinario e sacro: profeti, re e sacerdoti vengono unti durante le celebrazioni iniziatiche.
Gesù è considerato come il re atteso, ma poiché egli non aveva ricevuto un’unzione materiale, quella dell’unzione spirituale gli è rimasta per antonomasia: lo Spirito Santo di cui l’olio è simbolo, è accordato pienamente a Gesù come per unzione.
Sembrache dall’Africa del Nord per tradizione, le donne offrissero libagioni d’olio su altari di pietra grezza e gli uomini oliassero il vomere dell’aratro prima di affondarlo nella terra come offerta da dedicare all’invisibile. La tradizione in seguito, è stata adottata in tutte le terre del Mediterraneo.
Simbolo della forza untuosa e fertilizzante, di colore solare, l’offerta dell’olio richiama la fecondità della terra sul solco aperto. Il vomere oliato che penetra il suolo può essere così la dolcezza, improntata a una riverenza quasi sacra, del contatto con la terra, che presiede al rito di fecondazione che rappresenta l’unione dei sessi.
invisibile.

Sognare di essere unto con l’olio.

Saverio scrive:
olio sulla testa che si riversava in tutto il corpo e ricadeva nella tinozza. Cosa può significare?

Risposta:
Sicuramente bagnarsi con l’olio e ancora meglio sognare di essere bagnato da altri, riporta al rito dell’unzione.
È certo che il suo inconscio la sta rassicurando sul fatto che non deve preoccuparsi di niente. Qualunque cosa o intenzione abbia messo in cantiere per lei (che è il designato) sarà cosa naturale raggiungere scopi e obiettivi. Si preannunciano quindi, tempi di vacche grasse, l’olio è da sempre sinonimo di abbondanza e prosperità.
olio e significa che si compiranno azioni nobili e prestigiose. Chi più di chi sogna di essere unto può giocare i suddetti numeri senza essere baciato dalla fortuna?

Sognare di ungere le ferite.

Katia scrive:
olio le sue piaghe. Possono esserci delle attinenze in merito? E se si cosa può significare?

Risposta:
Gentilissima Katia, purtroppo lei si è già data una risposta. Sognare di ungere le ferite, può significare nel suo caso un tentativo di consolare suo padre. Alleviare le sue sofferenze prendendosi cura di lui.
I numeri associati a questo sogno secondo la Smorfia, sono 69 e 88.

autrice: Manuela Mariani

 

2 pensieri su “L’olio nel mito e nella magia

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