Chi è la donna vittima di violenza psicologica

vittima di violenza

Alcuni anni fa ho avuto modo di lavorare (attraverso le Costellazioni Familiari)[1] con alcune donne vittime di violenza, principalmente di violenza psicologica. Queste donne, mi hanno dato la spinta di approfondire ulteriormente questo argomento, ma soprattutto di conoscere in senso ravvicinato chi sono le donne che accettano di subire violenza fisica, psichica, emotiva, economica e via dicendo e soprattutto: perché?

Attraverso analisi statistiche, è emerso che la violenza è la prima causa di morte e di invalidità, più del cancro, degli incidenti stradali e della guerra; una realtà che non risparmia nessuna nazione, né classe sociale. Una realtà di drammi che il più delle volte si consumano tra le pareti di casa e tutte le donne possono esserne vittime senza limiti di età.

Molte volte ci troviamo a sentire storie di vita “normale”, di persone in coppia da molti anni. Una coppia, che qualche volta litiga, ma niente di più. Ma anche le brutte storie hanno un principio, e quindi una donna che potremmo chiamare “Gabriella, Marina, Rosalba” che prende di corsa i figli, afferra le poche cose a portata di mano e scappa da casa portando con se solo un bagaglio di dolore. Ma cosa spinge a far fuggire una donna così in fretta, da farla uscire di casa così come si trova e a volte anche in pantofole? E’ la paura.

La paura più insensata e angosciante per l’uomo che le vive accanto e dice di amarla perdutamente. Un solo sguardo può fare “paura”, confondere e può togliere ogni sicurezza rispetto al proprio modo di essere. Come è possibile che proprio quello sguardo della persona amata come un fidanzato, un marito, un padre o un familiare o la semplice presenza di “questa” persona fa sentire inadeguata ad ogni contesto, incapace di affrontare e risolvere qualsiasi problema una donna? Basta uno sguardo che accompagna e giudica in ogni minimo gesto quotidiano a far sentire di non essere mai come si dovrebbe essere. Addirittura, uno sguardo, “quello sguardo”, può essere su di noi, anche se “lui” non è con noi in quel momento. Quello sguardo che diventa una gabbia anche quando non esistono sbarre che possono limitare la propria libertà

Spesso, dentro la sensazione di essere inadeguate, sbagliate, inopportune e incapaci, dietro agli sguardi sfuggenti o al contrario sfidanti e disperatamente provocatori di molte donne, si possano celare situazioni di violenza psicologica, esercitata all’interno della sfera privata.

Le donne che subiscono violenza psicologica, non sono quelle donne che mostrano lividi o segni, perché questi “non si vedono”. I maltrattamenti psicologici non lasciano tumefazioni ed escoriazioni visibili nel corpo tuttavia, la violenza psicologica produce ferite in luoghi più profondi segnando la vita di chi ne è vittima. Ci sono parole che possono ferire profondamente più dei pugnali, possono essere usate per umiliare e giorno dopo giorno distruggere una persona, togliere ogni sicurezza e gioia di vivere.

Questo tipo di aggressioni attuano un processo di mortificazione psicologica attraverso parole denigratorie continue: “non sai fare nulla”, “sei proprio una persona inutile”, “che cosa vuoi parlare tu che non sei nessuno”, “solo una povera idiota potrebbe fare quello che fai tu”, “è meglio che ti togli dai piedi”, “non sei capace di fare nulla né la moglie né la madre”, ecc. Silenzi accusatori, gesti, sguardi e toni di voce di continua disapprovazione che ridicolizzano ogni cosa detta o fatta, sviluppano un lento e sottile smantellamento della propria autostima. Il clima che si viene a creare è di disapprovazione continua dove qualsiasi atteggiamento o comportamento viene ritenuto sbagliato o inadatto. E questo non tanto perché il comportamento viene preso di mira, quanto perché è presa di mira la persona in quanto tale, in ogni cosa che fa e manifesta la propria individualità. La donna che ne è vittima comincia a vivere in un continuo stato di tensione e di colpa. Le attività più elementari si trasformano in attività che inevitabilmente la mettono alla prova e la vedono sotto esame. Ogni azione necessita dell’approvazione dell’uomo/carnefice che però in realtà viene vissuto come l’unico possessore della verità, l’unico ad essere capace di poter esprimere il “giusto” giudizio sull’operato che essa mette in atto. Non è un caso che molte donne, che riescono dopo tanto tempo a condividere con qualcuno la propria realtà, non solo si vergognano e si scusano, ma sostengono di “essersela cercata” e – come intrappolate nel proprio dolore – finiscono per ritrattare, negare o non denunciare non solo per paura, ma perché “non si denuncia chi si ha amato”, “non si denuncia il padre dei nostri figli”.

La violenza che non sporca le mani perché è fatta di parole, gesti, sguardi, allusioni, offese velate o esplicite che umiliano e mortificano fino a far sentire la persona disperata e sola. Ma ciò che è ancor più devastante è vedere attuare questo atteggiamento da una persona cara, che si ama e dalla quale ci si aspetta ben altro. Esistono situazioni in cui si impedisce alla donna di uscire da sola magari adducendo motivi circa la pericolosità dei luoghi, degli orari, o trasformando la rinuncia come prova d’amore o di fedeltà. Peggio ancora è la limitazione della libertà economica, che mette la persona in condizione di dover “chiedere”, per far fronte ad ogni esigenza personale e/o familiare, questo è un ulteriore elemento che frustra la donna nella sulla libertà e nella sua dignità. Come appare in questo caso una donna? Confusa, strana, paranoica, con manie di persecuzione, esagerata, indecisa, insicura, diffidente, spaventata.

Molte donne non si rendono conto che vengono quotidianamente e continuamente manipolate dalla persona cara che hanno accanto. Credono di “conoscere” l’uomo che hanno sposato o scelto come compagno, ma in realtà, non conoscono i processi e le reazioni che vengono generati da tali violenze silenziose. Questa tipologia di uomini crea un circolo vizioso basato sulle menzogne, sui sensi di colpa e sulle paure da inculcare nell’altra: il sarcasmo, la derisione continua, il disprezzo, espresso anche in pubblico con nomignoli o appellativi offensivi, il mettere costantemente in dubbio la capacità di giudizio o di decisione, servono a destabilizzare emotivamente, senza che chi sta intorno alla donna se ne accorga, come i figli per esempio. Le donne sottoposte costantemente a questo clima iniziano a dubitare di se stesse, cominciano a dubitare dei propri pensieri, dei propri sentimenti, si sentono sempre in colpa, inadeguate e spesso si isolano o vengono isolate perché assumono comportamenti non spontanei, scontrosi, lamentosi o ossessivi con le persone che intorno non comprendono e giudicano negativamente. Così la donna resta isolata, senza appoggio.

Il confine tra una frase aggressiva dettata da semplice rabbia e una pressione psicologica vera e propria poiché le violenze invisibili procedono per gradi. In primis vi è:

Il Controllo: a poco a poco, l’amato carnefice prende il sopravvento ed è il trionfo della possessività, della volontà di dominare e comandare. Da solo stabilisce a che ora e cosa si deve mangiare, impedisce alla “sua donna” di intraprendere un lavoro o coltivare una passione, decide in maniera totalmente autonoma dove andare in vacanza o le amicizie da frequentare, come educare i figli o cosa fargli fare, dove mandarli a scuola e se frequentare parenti, nonni e amici.

L’isolamento: l’uomo crea distanza dalla famiglia di origine di lei mettendola addirittura contro il suoi stessi familiari, dai suoi amici, ottenendo così che la donna si occupi solo di lui. Con il verificarsi di un completo divario dalla vita sociale, limita tutte le possibilità materiali per comunicare con l’esterno e controlla l’utilizzo di soldi, automobile, telefono. La donna da parte sua confonde questi comportamenti come una prova d’amore e di attaccamento estremo che l’uomo prova nei suoi confronti, solo quando si sentirà in trappola comprenderà che si tratta di atteggiamenti patologici dai quali doversi difendere.

L’indifferenza: l’uomo ignora i bisogni e i desideri della donna e alimenta la frustrazione per tenerla in uno stato di insicurezza, evitando di parlarle, di ascoltarla, di uscire insieme, di accompagnarla dai suoi parenti, tenendole magari il broncio senza mai dare una motivazione.

La gelosia patologica: chi è geloso vuole possedere la propria partner totalmente, e non sopporta che la donna sia “altro” da lui. Minacce, interrogatori interminabili, ricerche di prove, estorsione di confessioni, controllo su telefonino ed email, niente deve sfuggire al suo controllo. Non c’è spiegazione ragionevole che possa placare l’ansia del geloso patologico per via della sua incapacità di accettare una realtà insopportabile: che la propria compagna sia “altro” da lui.

La denigrazione: la donna non è degna di rispetto e non ha diritto ad un’esistenza propria quindi umiliazioni, mortificazioni sul suo aspetto fisico, sui suoi amici, il suo passato etc. La partner non può indossare capi d’abbigliamento che esaltino la propria femminilità, la convince di non essere adeguata, di essere fuori luogo.

Atti intimidatori e minacce: è una violenza indiretta che ha l’obiettivo di far capire quanto si è forti e cosa si è in grado di fare. Si tratta di gesti come picchiare l’animale domestico di casa, rovesciare la cena, sbattere le porte, guidare a tutta velocità oppure minacciare di togliere gli alimenti, portare via i figli o persino di suicidarsi (il che alimenta nella compagna una forte colpevolizzazione).

Sottomissione e condizionamento: A poco a poco la donna perde la sua capacità di vedere distintamente quello che sta accadendo. Non si accorge affatto di subire una violenza fino a quando questa non diventa anche violenza fisica. Si sente costretta ad entrare in un circolo vizioso dal quale è difficile svincolarsi.

Una delle gravi conseguenze visibili, e allo stesso tempo, campanello d’allarme evidente all’ambiente esterno, sono i figli, quei figli che assistono a scenate di violenze verbali o che ne sono stati/e vittime in prima persona. I bambini mostrano problemi di salute e di comportamento, tra cui disturbi di peso, di alimentazione o del sonno. Possono avere difficoltà a scuola e non riuscire a sviluppare relazioni intime positive. Possono cercare di fuggire da casa o anche mostrare tendenze suicide. A volte già da piccoli segnali i figli mostrano ciò che sta succedendo all’interno dell’ambiente domestico: le ore trascorse davanti alla tv o con i videogiochi chiusi in camera non possono distogliere da comportamenti e atteggiamenti maltrattanti che nascono proprio dalle principali figure di riferimento, modello primordiale di uomo e di donna.  Così come le mamme, imparano a mettere in atto tutte le strategie necessarie al “quieto vivere”, al non fare arrabbiare papà, perché in fondo in fondo “gli vuole bene”.

I sintomi/segnali di malessere si possono individuare nei disturbi del sonno, nell’irritabilità, nell’insorgenza frequente di mal di testa e cefalee, nei disturbi gastrointestinali o in un continuo stato di apprensione, di tensione e di ansia. Questi possono essere considerati segnali di disagio di cui è opportuno verificare l’origine per poter coglierne l’evidenza consapevole delle aggressioni subite, comprendere il motivo che ha permesso tutto questo e riprogrammare il proprio significato di rispettabilità, di autostima e di responsabilità in modo che non vengano mai più oltrepassati i limiti del rispetto di se stesse.

Autrice: Manuela Mariani

[1] Le costellazioni familiari sono un metodo per poter indagare le ragioni di alcuni comportamenti ripetitivi che portano disagio nella nostra vita e di cui spesso non riusciamo a capire le cause, in quanto esse possono essere riposte nella storia delle relazioni familiari che ci hanno preceduto, e che noi semplicemente reiteriamo per amore cieco dei nostri genitori, dei nostri avi e del nostro sistema familiare di origine.

 

43 pensieri su “Chi è la donna vittima di violenza psicologica

  1. Si Manuela, è proprio così, è proprio TUTTO così.
    All’inizio sembra un sogno, un sogno nel quale man mano che vai avanti diventa “strano ” e poi si trasforma in ” incubo” .
    Un incubo torbido, nel quale per tanto tempo non ne individui la causa, nè come tu ci sia finita, in quell’incubo.
    Ci vuole tempo per capire tutto questo, a volte degli anni e quando ne prendi coscienza, sei così stremata, sfiduciata e indebolita che non ce la fai a sovvertire una situazione così radicata, in cui è lui è tanto più forte di te, e tu sei sola, come Davide difronte a Golia, e sai anche che è pronto a tutto pur di non perdere la sua supremazia, non solo su di te, ma anche sulle persone che ami di più.
    Bada bene, ho scritto volutamente che “ami” , non che “amate” di più.
    Perchè un soggetto così, pure lui malato, ma che non accetta di essere tale,diventa il peggiore ” aguzzino”, non ama nessuno se non se stesso, o se ama, è solo un bene egoistico, cioè in funzione di ….qualcosa che vuole raggiungere, che vuole riuscire ad ottenere.
    Fortunatamente noi donne siamo forti, tanto più forti, più forti di quello che noi stesse possiamo immaginare, e come tanti piccoli ” Davide” , anche se un pò “segnate” e un pò malconce ce la possiamo fare.
    Ma dobbiamo curaci, come dici tu, altrimenti rischiamo di sceglierci un altro “aguzzino”.
    Un bacio,
    …..Casatolentino.

    • Sono stata vittima di violenza fisica e ho deciso di lasciare il mio partner dopo i suoi numerosi “ti prometto che non succederà mai piu” e altre miliardi di promesse mai mantenute, ho perso completamente il rispetto per me stessa, l ho lasciato da 2 mesi e mezzo e lui 3 settimane fa se n’è andato a vivere all ‘estero, io mi stavo quasi riprendendo psicologicamente grazie alla sua partenza, dopo aver passato due mesi chiusa in casa ad usare l alcool come unica soluzione a tutto, perché pensavo che ormai non avesse più senso andare ancora in un’associazione a cui ho chiesto aiuto, dal momento che lui aveva lasciato il paese. Ho fatto due mesi completamente da sola, ho ricominciato a seguire una dieta forse un po troppo ferrea e ad allenarmi per stare un po meglio con me stessa anche se sarebbe dovuto essere il contrario. Mi stavo quasi riprendendo quando è tornato, con una scusa, e mi ha buttato giù del tutto, non so più chi sono non esco di casa non voglio vedere sentire nessuno, ho paura di tutto, mi sono sentita dare della pazza da persone che ci vedevano durante i litigi in mezzo alla strada, mi sono sentita dare della stronza io dai nostri amici in comune, ho perso il rispetto che avevo per me stessa, ho perso il coraggio e la forza che erano praticamente tutta la mia persona, sono sempre stata decisa e non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno. Credo di esser vittima adesso di violenza psicologica, mi sta mangiando il cervello sono disperata sono esasperata non ne posso più di nessuno, e l unica cosa che non volevo sentirmi dire ma che invece mi ha detto è stata “non parto più”. Perché era solo quella la mia salvezza, riponevo un’ultima briciola di speranza per riprendere la mia salute mentale, nella sua partenza che sarebbe dovuta essere oggi, e invece resta qua. Questa storia non avrà mai una fine.

      • Ciao Angela, non ce la puoi fare da sola, ti devi fare aiutare da personale esperto nel settore. Deve rivolgerti a strutture serie in cui possano seguirti a livello sia psicologico sia giudiziario.

        MM

  2. Sono stata e sono ancora vittima, dopo 6 anni di separazione, di un uomo che mi ha devastato psicologicamente. Penso che questo fenomeno vada trattato come un femminicidio vero e proprio. Oltre ad aver distrutto la mia vita, ha minato quella dei suoi figli e dei miei genitori. Ha preso tutto quello che poteva prendere ingannandoci con il suo atteggiamento remissivo. In realtà nascondeva una crudeltà estrema, inaspettata, di cui non volevo vedere i segnali, come ben descritto da Manuela. Sto cercando di ricostruire la mia vita bombardata, ma la questione dei miei figli, abbandonati in tutti i sensi (economicamente, affettivamente, psicologicamente) da un padre-vittima, è difficilissima.
    E’ impressionante trovarmi descritta, dopo tanti anni di rivendicazioni inascoltate, nel profilo tracciato da Manuela. Grazie per non avermi fatto sentire pazza, come tutti (familiari, figli, amici, lavoro) continuano a credere.

  3. Credo di essere anche io vittima di violenza psicologica.. Ho bisogno di risposte…lui decide ogni cosa.. Mette a tacere ogni mio dubbio..o ogni mia parola se nn è consona alla sua.. Mi accusa di fare la poco di buono anche quando sono in spiaggia a prendere il sole.. Se rido apertamente o di gusto con gli altri mi prende in giro o mi umilia per farmi stare al mio posto.. Lui è quello che lavora e può essere nervoso io no .. Io devo sempre essere sorridente e comprensiva .. Mi accusa di nn educare bene mia figlia.. E nn si fida neanche quando esco accompagnata dalla bambina.. Le mie amiche nn vanno bene e ha fatto in modo smettessi di frequentarle..qst è più o meno ciò che vivo ogni giorno..

    • Buongiorno, credo proprio di si. Ma se decidi di fare qualcosa per te stessa, fatti aiutare da persone competenti nel settore.

      \o/ MM

  4. Siamo conviventi. Io lo amo….. Questa sera, ma non è la prima volta, ha alzato le mani su di me. Ho un livido sul mento. Dice che è colpa mia….. Che lo induco, con il mio atteggiamento, a fare queste cose. Per la prima volta ho paura di lui. Finora era denigratorio nei miei confronti….mi diceva che tanto per il carattere che ho, nessuno starebbe con me….. Che mi mantiene (sono un ingegnere chimico laureata da poco e non ho ancora trovato un lavoro), ma io in realtà ho cambiato città per lui. Che ora non mi sopporta e minaccia di tradirmi per farmi andar via.

    • Gloria, sono stata anche io nella tua posizione. Spero tantissimo che ti sei già allontanata da quell’individuo.
      Se non sei scappata, se sei ancora con lui, probabilmente è riuscito a convincerti che è stato un errore di cui lui soffre persino più di te (di solito dicono ‘soffro più di te perchè io non sono ancora riuscito a perdonarmi’). Per recuperare ti avrà promesso mari e monti, e di sicuro il suo comportamento è cambiato: quel cambiamento è solo strumentale e non è reale. Non dura. Averlo perdonato ha solo aumentato la sua carica di abuso. Anche io avevo queste minacce : ‘se non fai questo allora mi cerco un’altra’, ‘se mi trascuri per andare a trovare i tuoi genitori che certamente non ti amano quanto me mi dovrò consolare in qualche modo’, ecc. Bè, io cedevo in tutto, ma poi ho scoperto che i tradimenti erano continui e del tutto indipendenti da quello che facevo o non facevo.

  5. Grazie per questo bell’articolo Manuela. Io sto elaborando lentamente e faticosamente tutto quello che ho passato in sei anni di vita con un individuo senza coscienza, senza scrupoli, ma mascherato da amante perfetto, uomo di grande moralità, e padre profondamente responsabile. Una maschera appunto. Giorno dopo giorno metto a fuoco le violenze che ho subito. Tutto quello che trovo nell’articolo, con qualche variazione e molte aggiunte. Come la rana nella pentola, non mi sono accorta che ‘acqua era diventata così bollente da non permettermi più di saltare fuori. Non so come, ma ce l’ho fatta ad uscire dalla pentola. Un vero miracolo. Spero di riuscire a guarire le ferite, e spero che il mio corpo regga bene. Non ho dubbi che se fossi rimasta sarei morta per mano di quella relazione, o uccisa direttamente da lui, o indirettamente (depressione, malattie, ecc.). Scrivo per le altre che si trovano nel luogo pericoloso della relazione con un abusante, sperando che possa aiutare qualcuna. Quello che mi teneva era la speranza che quell’uomo, nonostante le sue ‘debolezze’, mi amasse e fosse sinceramente desideroso di cambiare. In realtà, come ho capito tardi, quelle scuse fanno parte della finzione. Sono stata abusata anche sessualmente, cosa che non pensavo possibile potesse passare per mano del compagno che si ama. La violenza sessuale nella coppia prende altre forme, e tutte voi che sentite che qualcosa non è come dovrebbe, non mettete a tacere i vostri dubbi. Poi la violenza fisica: quella arriva specialmente quando siete più isolate del solito e in uno stato di debolezza (magari avete appena partorito, o avete il pancione, o avete un grave problema che vi toglie energie). Non arriva mai come una sorpresa, perché in fondo sentiamo che quell’individuo potrebbe ‘perdere le staffe’: ce lo ha fatto capire in vari modi, così che passiamo il tempo a ‘camminare sui gusci d’uovo’. Ora, dopo sei anni di violenza fisica, sessuale, emotiva, psicologica, economica (ovvero costringeva me a usare i miei risparmi per ogni spesa dei bimbi e pure sua, nonostante avesse ed ha un ottimo stipendio), capisco perfettamente quello che ho passato. Ma sono impotente perché non c’è nulla che possa fare per denunciare l’accaduto. Tutto si svolgeva nelle mura domestiche, i bimbi troppo piccoli per capire o verbalizzare, io completamente isolata ho cominciato a parlare di quello che accadeva solo dopo che sono scappata. Almeno tre volte ho provato a chiamare la polizia o qualcuno che corresse in mio aiuto quando la sua violenza aveva dei picchi, ma non sono mai riuscita a fare quella telefonata perchè lui, appunto con violenza, arrivava sempre a strapparmi il telefono dalle mani (e a volte a romperlo del tutto). Io scappavo in una stanza di casa con il telefono e mi chiudevo a chiave per avere almeno un minuto di tempo per telefonare, ma lui sfondava la porta. Tutte le porte della mia casa sono state divelte. Ma poi mi rassicurava, piangendo, che non l’avrebbe mai fatto. E io lo perdonavo invece di denunciarlo e scappare. Questo è successo a me, che sono una donna forte, matura e un accademico che da anni legge libri e articoli scientifici in ambito psicologico. Il mostro in questione è del tutto insospettabile, ma dietro la facciata di uomo per bene cela multiple vite segrete di una perversione che io non pensavo neppure fosse possibile. Con i suoi inganni ha distrutto varie vite, la mia, quella della precedente vittima, e dei figli (alcuni persino tenuti nascosti) che insiste a produrre senza avere alcuna reale intenzione di crescere. Credo che questo sia un caso estremo, ma se persino in un caso come questo non trovo nessun appiglio per poter difendere me e i bimbi, immagino quello che accade in altri casi. Allora il mio appello, e motivo per cui ho scritto questo commento: se qualcuna di voi che legge subisce una violenza, che vada IMMEDIATAMENTE a denunciare. Non lasciate passare neppure un giorno. Inoltre, se avete la sensazione che da quando state con il vostro partner avete quasi eliminato i vostri amici e parenti, siete in pericolo.

  6. Ciao a tutte, io mi sono sposata a 22 anni, ora ne ho 39. Un amore grande. Probabilmente io stavo cosi bene che non cercavo nulla, stavo bene nella mia casa accudendo mio marito e a volte spronandolo a “farsi avanti” nella vita. Poi la nascita di due bimbe nel 2005 e 2009. Abbiamo costruito tanto insieme. Nel 2012 ho avvertito la necessità di fare qualcosa per me (ho iniziato ad aiutare la Pro Loco del Paese). Da lì sono iniziati i guai. I primi insulti, che andavano via via aumentando e i primi gesti strani che però riuscivano a colpirti nell’animo (ad esempio chiudermi in bagno per non farmi uscire, chiudermi fuori di casa, far vedere alle bimbe che il papà stava uccidendo il nuovo gattino, oppure far vedere alle bimbe il cappio per uccidersi, rompermi bracciali, controlli del telefono, della macchina ed altro). Nel 2014 ho deciso di chiedere separazione. Era un modo o voleva esserlo per spaventarlo e dire a mio marito “basta”. Nonostante le decisioni del giudice, continuò la convivenza ma tutto peggioro’. Poi il primo ammonimento alla polizia, piccoli passi per cercare di fermare questa furia. A Febbraio 2016 dopo l’ennesima scenata in cui lui mi ha messo un registratore in macchina, l’ho lasciato. O almeno sono riuscita a buttarlo fuori da casa mia. Le scene sono comunque continuate, pedinamenti, 100 telefonate al giorno, violenze psicologiche anche sulle bimbe. Un giorno si è buttato anche sotto la mia macchina in movimento, fingendosi morto. Attualmente la mia vita, nonostante quello che ho passato, è un disastro. La mia famiglia di origine è contraria, non mi crede e dice che sono io ad aver distrutto tutto, ad averlo portato alla follia. Sono comunque seguita da assistenti sociali e le bimbe ed io abbiamo cercato sostegno psicologico. Sto attendendo gli esiti della denuncia contro il mio ex marito, indagato per maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e abbandono di minori. Eppure io mi rendo conto che ad oggi Lui mi manca e che stavo meglio prima. Ora non ho più nulla se non un rimorso grande di coscienza. Mi sento in colpa e ho paura che lui si uccida.
    L.

  7. Ragazze sono vittima anch’io ? In sintesi lavoro tutto il giorno poi mi tocca affrontare un fidanzato storico che odia la mia famiglia, non apprezza i miei traguardi, decide sempre e tutto lui, niente locali, pochissimi amici, attribuzione di nomignoli umilianti anche in pubblico, e tante altre piccole cose che mi fanno fastidio ma io non riesco a staccarmi aiuto

  8. Sono a pezzi e mi vergogno di me stessa. Il mio amante, un collega di lavoro, mi umilia fisicamente e psicologicamente. Mi vergogno perché sono una psicologa e non so cosa fare. Botte, insulti, minacce, pratiche sessuali estreme. Mi rendo conto che sto sviluppando sintomi simili a quelli di un PTSD. Non posso lasciare il lavoro ma è una fatica vederlo ogni giorno e vedere che flirta con le altre colleghe. Lui è abbastanza stimato. Aiutatemi

  9. Salve scrivo perché vorrei che mi aiutate a capire se sono vittima di violenza psicologica da parte di mio marito… Ci conosciamo da due anni e da uno siamo sposati…all’inizio era dolce calmo comprensivo…poi ha iniziato a cambiare ad avere atteggiamenti di ira eccessivi…deve essere tutto come vuole lui altrimenti urla e fa casino….non posso rimproverargli niente che sbotta e mi lascia anche in mezzo alla strada come ha fatto quest’estate che mi ha lasciato sola con una coppia di amici suoi…solo perché l’avevo chiamato al cellulare per chiedergli se stava arrivando che era andato a comprare acqua e non arrivava più… Poi adesso che siamo sposati e che vivo al paese di lui peggio lui qui ha la sua famiglia la sua gente anche se non ha amici…io ho lasciato tutto x lui le mie amicizie la mia famiglia anche se distano 40 km ma io non avendo macchina perché ho sempre guidato poco e niente solo adesso sto guidando perché ha voluto comprarmi una macchina… Ma perché? per il fatto che lui è sempre stanco.. E quindi ogni volta una storia x accompagnarmi da qualche parte anche dai miei…e allora inizia a dirmi che io della mia vita non ho concluso niente che mi sono sempre accontenta che io ho sempre vissuto x la famiglia le amiche e la vita sociale e che non mi sono mai realizzata come donna…è che se non fosse venuto lui a salvarmi a portarmi via sarei stata ancora lì senza fare niente.. Solo che al mio paese una vita c’è l’avevo lavoravo e mi dedicavo a tante cose che mi facevano sentire viva..qui non ho niente… Sto cercando lavoro ma non trovo niente.. E poi lui dice che intanto non c’è neanche bisogno che lavoro che anche stare e prendersene cura è un lavoro…gli ho proposto di trasferirci vicino al mio paese sarebbe diverso…ma x ora non è possibile perché ok dove viviamo non paghiamo affitto anche se potremmo comunque trovare qualcosa nella mia zona c’è anche casa di mia nonna…ma lui niente…mi dice che il problema sono io non è il fatto di avere amicizie etc…poi quando si infuria da colpi ai muri mi urla contro….e io li perdo ogni forza e poi mi convincono che lui ha ragione…che nella mia vita non ho mai concluso niente…e vorrei essere forte ma non ci riesco…vorrei tanto poter essere una donna indipendente che sa ciò che vuole e come ottenerlo ma qui mi ritrovo a non sapere più chi sono…non ho niente che mi faccia sentire viva…mentre al mio paese se pure spesso ho desiderato andare via perché piccolo ma avevo tanto..avevo tutto ciò che mi faceva star bene e anche indipendente se pure non avevo la macchina.. Voi cosa potete dirmi? Aiutatemi a capire…grazie

    • Volevo aggiungere delle cose…dopo tutti qst suoi comportamenti raramente chiede scusa…e quando lo fa magari torna con una carezza o abbraciandomi ma non si dialoga mai…ieri gli ho scritto una lettera dove gli spiegato come mi sentivo…che ho poca fiducia in me stessa e che ho delle paure e vorrei che lui mi aiutasse…perché alle volte non mi sentivo alla sua altezza… Cosa mi ha risposto? Mi ha detto solo perché non ti senti alla mia altezza non dire qst cose…e poi non ha detto altro…non mi ha neanche detto mi dispiace che ti senti così vieni che ne parliamo…zero!!! Mi sono pentita di avergli scritto… Perché probabilmente lui leggendo come mi sento si è sentito potente… Visto che vede che io non ho autostima..pensa magari che sono debole… Perché anche x il fatto dell’auto non riesco a essere indipendente e prenderla da sola anche x andare fuori tipo andare al mio paese dai miei..anche se so che lui questo lo vorrebbe.. Ma lo fa più per lui che per me perché non ha voglia di portarmi dai miei..anche perché dice che delle mie amiche non ci viene mai nessuno a trovarmi e che anche i miei non vengono mai…quindi si sta sempre lamentando anche di questo e dice perché io devo sempre andare e loro non vengono mai…però lui non capisce che sono 40 km e che la strada è brutta e poi il suo è un paese fuori mano e che ne la mia famiglia ne i miei amici lo hanno mai frequentato… Lui al mio paese ci ha lavorato x 4 anni invece… Cioè non vivo vicino al mio paese dove le mie amiche e i miei possono andare e venire come dice lui…tanto è vero che se noi scendiamo a trovare i miei ci restiamo un paio d’ore alle volte x pranzo o x cena..oppure se abbiamo qualche festa importante che non possiamo fare a meno…ma ogni volta che ci sono qst tipi di feste ha sempre da lamentarsi… Io qui al suo paese come vi ho già detto non ho nessuno non conosco nessuno non ho amicizie.. Quindi lui lavorando a turni sta via parecchie ore al giorno e io sono sempre sola a casa.. Qui non c’è niente da poter fare anche perché lui non ha vita sociale qui…quindi io mi sento totalmente persa… Se penso che stando al mio paese avrei potuto fare tante cose… Anche dalle cose più stupide tipo andare a fare la spesa con mia mamma come facevo prima…o prendere il caffè con un’amica a casa… Mi mancano qst piccole cose…ma lui non lo capisce…anzi penso che gli dia fastidio e che sia contento che qui non ho più niente di tutto qst… Non so come fare…vorrei poterlo convincere ad andare via forse farebbe bene anche a lui…perché riuscirei a coinvolgerlo anche nelle mie amicizie…ma lui forse vuole quello allontanarmi da tutto qst…voi cosa ne pensate? Grazie

      • Cara Bianca, devi farti aiutare, perché è difficile farcela da sola senza l’aiuto di almeno un’amica. Devi recuperare prima di tutto l’autostima e scoprire il tuo valore. Non devi mai sentirti inferiore a nessuno! Contatta http://www.befreecooperativa.org che potrà sicuramente esserti di aiuto.

        \o/ Manuela Mariani

    • Ciao Bianca, il mio consiglio (se posso permettermi) è quello di renderti il più presto possibile indipendente. Trovati un lavoro e comprati un’auto, (per il momento…)

      \o/ Manuela

  10. Sono sposata da 35 anni ho due figlie 18 e 16 anni. La piu grande se ne è andata di casa tre giorni fa dopo l’ennesima lite con il padre. Lei soffre di cefalee da quando ha 12 anni. Suo padre non fa che ripeterle che non vale nulla che è una fallita. Anche a me dice sempre che senza di lui non valgo nulla. La figlia piu piccola è dislessica e lui continua a dirle che si deve svegliare altrimenti quando andrá a lavorare non riuscirá a fare niente. Dice che solo lui sa come gira il mondo e che se non fanno le cose come dice lui quando saranno da sole non saranno in grado di cavarsela. Nessun amico o parente viene mai a trovarci. Ora sto pensando di andarmene assiemecalle mie figlie ma mi chiedo se sto facendo la cosa giusta. Lui è molto bravo a convincere le persone che quello che dice lui è la verità. Tutti quelli che hanno provato a dire il contrario sono stati allontanati a volte anche con modi molto animati. Ho paura. Dice sempre che chi gli si mette contro lui lo distrugge. Una volta mi disse che se gli avessi messo contro le fuglie me l’avrebbe fatta pagare cara.

  11. Ci siamo conosciuti due anni e mezzo fa. Ci frequentavamo da circa cinque mesi quando ho scoperto che ero incinta. La sua razione fu “chiedi alla tua ginecologa sulla pillola del giorno dopo: può evitarti l’intervento”. Ma io non io non ho mai avuto dubbi: ho da subito saputo che sarebbe nata mia figlia, che ho sin da subito desiderato. Gli dissi che con lui o senza di lui avrei portato avanti la gravidanza, che la.mia scelta l’avevo già presa. Vi prego, non giudicatemi. Ora sono la mamma di una bellissima bambina che mi ha migliorato la vita e a cui mi.viene più che naturale donare amore incondizionato. All’inizio.provammo a convivere, ma ogni momento era quello giusto per ripetermi che era “una forzatura”. Essì, per tutta la.durata della gravidanza (e anche tuttora) mi ha ripetuto di quanto fosse una forzatura la mia decisione che non ha tenuto conto della sua. Però abbiamo preso casa insieme. Alle mie spese badava mia madre dacché ho smesso di lavorare, e pure mi sono sempre sentita chiamare mantenuta. Ho lavorato per lui (creando e scrivendo al suo posto un progetto suo che adesso sta partendo ) per vedermi ricambiare con parole come “inetta” quando mi sentivo troppo stanca per mettermi a scrivere. Il primo schiaffo mw lo diede che eravamo in macchina. Per tapparmi la bocca, disse. Ho vissto una gravidanza assai infelice (eccetto i momnti jn cui ero sola con la mia creatura che sentivo scalciare): Mi sentivo tanto colpevole da essere stata indottaa da lui ad andare in psicoterapia. Mi ha destabilizzata, questa è l’espressione che reputo esatta. Una volta mi ha riempita di sputi in faccia, fregandosene delle mie suplliche, per non menarmi, diceva. Mi ha tirato i capelli, ed ero ancora incinta. Quando è nata nostra figlia non è neppure venuto a trovarci in clinica il secondo giorno: aveva un impegno con la sua ex moglie e il suo primogenito. Ci siamo separati dopo numeroso litigi e discussioni, bugie da parte sua, tradimenti. Tutto veniva addossato totalment a me: dalla più stupida polemica alla lite più furibonda. Era sempre colpa mia. “l’errore è dentro di te”, mi ripeteva. Ha cercato di allontanarmi dai miei fratelli e da mia madre. Inventava cose che non avevano maindetto per farmi sentire sbagliata. Tuttora mi calunnia tra.i miei amici e conoscenti, per poi venire a dirmi che sono una spostata malvoluta da tutti e altre cose simili che direbbero gli altri. Provammo pure ad andare in terapia di coppia per un breve periodo. Poi lo psicologo lo fece una merda(scusate l’espressione) smascherandolo ché gli aveva chiesto di rilascargli un certificato che attestasse la mia -a suo dire-malattia mentale. Attualmente mi minaccia di togliermi la bambina, mi critica dicendomi che la sto educando malissimo perché morbosa e asfissiante. La bambina è serena e socievole, e so che non potrebbe fare.niente per levarmela. Ma mi chiedo. Vi chiedo. Posso avere secondo voi l’affidamento esclusivo? Ho provato a fidarmi di lui ancora una volta. Mi sento una fallita a non aver dato a mia figlia una famiglia migliore della mia. Sono confusa. So di essere vittima di violenza ma è come se non volessi accettarlo. Vi chiedo un aiuto. Una risposta. Mille grazie.

    • Buona sera Rita, mi chiedo dov’è l’amore per te stessa? Ti senti una fallita per non essere riuscita a tenere una famiglia fatta con quest’uomo? RIFLETTI!
      Per altri consigli devi rivolgerti ad un avvocato oppure ad un centro specializzato che si occupa di violenza sulle donne. A tal proposito ti consiglio “BE FREE COOPERATIVA SOCIALE DI ROMA” dove esperte possono aiutarti, consigliarti e nel caso supportarti.

      \o/ Manuela Mariani

  12. Buonasera, vi scrivo perché stasera per l’ennesima volta sono stata messa alla porta , il mio compagno con cui vivo da circa due anni lo usa come metodo risolutivo delle nostre questioni.si altera per discussioni di tempo fa e qualche volta è arrivato da darmi uno schiaffo o ad alzarmi di peso, sempre insinuando che fosse colpa mia, io per stare con lui ho cambiato città ed ora mi ritrovo a dover lasciare tutto ogni volta che mi sbatte fuori. Per lui sono psicopatica perché ho controllato i suoi device e perché una volta ho risposto ad un messaggio di un mio ex omettendo che stavo con lui, da un anno mi da della poco di buono e mi urla in continuazione in faccia, si è permesso di contattare i miei genitori per dirlo a loro girando a mio padre i nostri messaggi, ha contattato i miei colleghi e i miei ex per chiedere loro dei nostri trascorsi, siccome gli ho mentito mi accusa di tutto persino di aver rubato delle cose, è una volta per convincermi che sono patologicamente bipolare mi ha inviato link ad articoli medici correlati.io gli ho chiesto di lasciarmi se non riesce a superarlo o se pensa questo di me e lui dopo un anno e un sacco di insulti e di reazioni fisiche stasera mi ha lasciato buttandomi la roba per strada, siccome non è la prima volta e poi dopo due settimane torna io cosa devo fare? Ho generato io tutto ciò? È davvero possibile rendere qualcuno come non è? Lui prima di me diceva di essere sempre felice, quindi me lo merito?davvero dopo di lui rimarrò sola perché sono pazza?ma soprattutto posso fare qualcosa per fargli capire che non può tutto e tutelarmi? Mi minaccia di tutto dalla morte al ridicolizzarmi sui social pubblicando miei vecchi messaggi personali.cosa posso fare?mi sembra di impazzire

    • Ciao Giulia, il fatto che ti abbia messo alla porta ritienilo un colpo di fortuna. Non tornare indietro anzi, rivolgiti a persone competenti del problema, ormai in quasi tutte le città ci sono dei centri specializzati che si occupano delle violenza sulle donne. Ti consiglio di rivolgerti a uno di questi centri e di farti seguire da loro. Non agire da sola perché non è facile uscirne fuori, vai avanti e non voltarti indietro.

      \o/ Manuela Mariani

  13. Domenica ho deciso – Ti voglio un bene immenso ma ora basta a rovinarmi la vita-, dopo 8 mesi di isolamento e violenze fisiche (anche se queste sono terminate qualche mese fa dopo che gli feci leggere pagine e pagine sulla violenza sulle donne) e psicologiche (mai terminate se non apparentemente per situazioni di convenienza.)
    Non mi dilungo ulteriormente perché tutto ciò che potrei dire è gia scritto nell articolo ma mi preme chiedere come sia possibile, in certe situazioni ritrovarsi difronte parenti e amici che da come leggo in alcuni commenti ti dicono “sei stata tu a farlo diventare cosi????” o roba del genere! Quasi a dar ragione a questi violenti che dicono pure -sei tu la pazza-
    Io per fortuna ho una famiglia che nonostante sia stata maltrattata da me per quest uomo e per avermi messo in guardia da lui, oggi mi vuol bene come e più di ieri, i miei amici, ormai abbandonati tutti da tempo non si sono tirati indietro a farsi un caffè con me. Eppure una mia amica, la prima con cui mi sono sfogata un po dopo la decisione definitiva mi ha detto -però glielo hai permesso tu!!-
    Io sto bene con me stessa, non ho subito per anni e comunque ho vicino persone che mi vogliono bene, ma cosa devono subire ulteriormente quelle poverette che si ritrovano contro pure amici e famiglia??????? 🙁
    Vorrei inoltre chiedere dei consigli:
    1- il tipo in questione ah già moltissimi problemi con la sua ex moglie da molti anni per denunce che lei gli ha fatto. Io ci tengo a mantenere la parola data sul non denunciarlo anche perché penso sia persona molto bella sotto molti aspetti, l’ultimo messaggio che gli ho mandato era il consiglio di nutrire il lui lupo bianco e non quello nero. Ho promesso di non denunciarlo e non voglio creare ulteriori problemi alla sua vita spesso travagliata proprio a causa di questi problemi con denuncia che si porta dietro da anni. Sbaglio proprio?
    2- il problema maggiore che lui manifesta e l’impossibilità di avere rapporti con suo figlio a causa della mamma nonostante giuridicamente lui dovrebbe. Conosco solo la sua versione della storia e vorrei parlare con suo figlio quattordicenne e vorrei avesse rapporti con il padre. Potrei fare un errore enorme nei confronti di questo ragazzino?
    Qualche mese fa siamo andati a trovarla insieme e lui come ha visto il Padre si è girato e se n’è andato.

    • Buongiorno Elf, io direi che la tua amica ha perfettamente ragione perché il rispetto parte sempre da noi stessi. In questo tuo racconto ti chiedo: dov’è l’amore per te stessa?

      \o/ Manuela Mariani

  14. Ho bisogno di chiedere il parere di qualcuno esterno. Ho conosciuto un uomo, un bell’uomo in effetti;uno di quelli che sembrano speciali e soprattutto ad essere la metà perfetta;in pochi giorni mi conosce meglio di chiunque altro.Se ne esce che vuole un figlio,che vuole vivere con me e che mi ama.Tutto meraviglioso fin qui, poi parlandogli di me e degli amori sbagliati,quindi dei miei timori nei confronti dell’amore, ha iniziato a denigrarmi e a sminuirmi. Mi ha chiesto di non uscire da sola(e qua già un campanello è suonato nella mia testa), di non dar retta alle mie amiche(secondo lui non esiste amicizia sincera)ma la cosa che mi ha spaventata è sentirmi dire “non voglio che lavori i weekend(sono in un ristorante) perchè non mi basta vederti durante la settimana”(viviamo un po’ lontani,per cui è impossibile vedersi tutti i giorni). E al mio rifiuto di lasciare il mio impiego ha risposto “o il tuo lavoro o non mi vedi più. Lo so che questo non è amore, è tutto il giorno che ci penso, lo devo lasciare prima che mi succeda qualcosa di brutto. Chi ti ama non può volerti cambiare del tutto.

  15. Una domanda..quando l’uomo è violento psicologicamente verso la donna ed è anche padre, nell’ambito della separazione, ci sono dei rischi per i figli che passano del tempo con lui? Se si quali? Grazie

  16. È da 14anni che sono sposata e solo adesso mi rendo conto di subire violenza psicologica dalla persona che dice di amarmi mi controlla non mi lascia mai da sola le persone che conosco e cerco di frequentare mi dice che sono sbagliate e vogliono dividerci mi accusa del continuo che lo provoco x non parlare dei continui insulti e minacce .Ho bisogno di un consiglio e di un aiuto non ho e-mail xchè mi è stata cambiata la password in ogni caso mi ha rotto ben tre cellulari xchè afferma di essere sotto controllo e spiati
    Provo con questa e-mail spero di ricevere qualcosa

    • Buonasera Lara, per questo tipo di informazione può rispondere solo un addetto ai lavori. Pertanto ti suggerisco di rivolgerti ad un avvocato oppure ad un assistente sociale.

      Saluti.

      Manuela Mariani

  17. Buonsera mi ritrovo scrivere nn so neanche il perché io e il mio compagno stiamo insieme da dieci anni ne abbiamo passate tante insieme troppe….abbiamo due figli di uno e quattro anni. Lui nei litigi è un mostro urla bestemmie insulti dice che nn capisco un cazzo che nn cucino che faccio schifo… io a volte rispondo e lo aggredisco spesso per i figli che si trovano davanti a queste scene sto zitta…. mio figlio di 4 anni che è particolarmente sensibile balbetta… il piccolo ancora nn si rende conto.passata la sfuriata torna ad essere come dottor jekill e mr hide. … padre amorevole compagno affettuoso cucina complimenti ecc
    …io nn ci capisco più nulla… dopo il secondo figlio nn ho più lavorato nn ho indipendenza economica nn ho una macchina ho solo una madre che abita in Abruzzo e io sono a Roma.

    • Ciao Gloria, devi farti aiutare perché da sola è difficile farcela. A Roma puoi rivolgerti a: Be Free cooperativa sociale che puoi trovare su Internet. Lì troverai personale competente che potrà sicuramente darti una mano.

      \o/ Manuela

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